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  OSPEDALE "S. UBALDO" IN AFRICA (SUDAN)
   

Il Sudan  |  La guerra civile  |  Il Villaggio di Turalej  |  Il Dispensario delle Suore | Ospedale "S.Ubaldo" |
Contributi per la realizzazione dell'opera | Immagini dell'Ospedale 

 Il Sudan


   Il Sudan è una delle aree più tormentate e forse meno conosciute del nostro pianeta, eppure con i suoi 2.500.000 Km² di superficie, il Sudan è il più vasto paese del continente africano (1/10 di tutta l'Africa), confina addirittura con nove stati e il Mar Rosso.
Il patrimonio archeologico, in parte ancora inesplorato, che si trova nella parte settentrionale del Paese è grandissimo e forse pochi sono a conoscenza che nella fascia settentrionale che va dalla capitale Khartoum fino al confine con l'Egitto, nota fin dall’antichità con il nome di Nubia, si trovano di gran lunga più piramidi che in Egitto. Per questo gli archeologi considerano la Nubia come una delle zone più ricche e interessanti del continente, ma le ricerche sono però ancora agli albori. Comunque quanto affiora dalla sabbia, siano le piccole e aguzze piramidi di Meroe o i raffinati gioielli delle antiche regine, confermano la fama di questa terra che per un secolo (750-650 a.C.) dominò anche sull’Egitto con la XXV° dinastia, passata alla storia come il regno dei faraoni neri, e che continuò prospera per secoli anche in epoca cristiana quando la civiltà egizia era già tramontata da parecchio.

Attualmente il Sudan, sia sotto l’aspetto geografico che etnico, si divide sostanzialmente in due grandi e distinte regioni: il centro nord, costituito in prevalenza da zone desertiche tra cui il terribile deserto del Bayuda, risulta essere  abitato da popolazioni di religione musulmana di rito sunnita. Il sud, al contrario, è caratterizzato da un clima tropicale ed è ricco di savane, corsi d’acqua, con temperatura e umidità elevatissime, con conseguente forte sviluppo della Malaria. Questa parte del Paese è abitata da popolazioni di religione animista, copto cristiana e cristiana cattolica, tutte in forte contrasto con il nord per motivi etnico-religiosi e pertanto desiderosa di operare la secessione o quanto meno una forte autonomia che però è sempre stata respinta dal governo repubblicano centrale di Karthum per motivi fondamentalmente economici dovuti alla presenza nella parte meridionale di importantissimi giacimenti petroliferi.  

 

La Guerra civile


    Enormi contrasti hanno innescato da decenni una guerra (una delle tante guerre dimenticate) che ha procurato oltre due milioni di vittime e 4 milioni di profughi.  Dopo essere stato, di fatto, una colonia inglese, il Sudan divenne indipendente nel gennaio 1956 e da allora la sua storia è stata segnata da violenti conflitti interni: il potere politico è da sempre monopolio di un élite arabo-musulmana del Nord, mentre gli altri gruppi etnici e religiosi, in particolare le popolazioni animiste e cristiane del Sud, sono privi di qualsiasi potere politico ed economico.
La guerra civile tra Nord e Sud si è protratta quasi mezzo secolo, escluso un decennio di tregua instabile negli anni '70, diventando così non solo la più lunga guerra dell'Africa, ma anche la più sanguinosa calcolando la percentuale delle vittime sulla popolazione totale. Alla base della guerra tra il governo di Khartoum e gli indipendentisti del Sud, organizzati nell'Esercito di Liberazione Popolare (Spla), non vi sono solo ragioni politiche, derivanti dalle contrapposizioni etniche, culturali, linguistiche e religiose, ma anche economiche quali l'occupazione delle terre più fertili e il controllo delle acque del fiume Nilo e l'accesso alle risorse del sottosuolo, in particolare quelle petrolifere.
E’ del 9 gennaio 2005 la firma da parte del governo di Khartoum e del Movimento Popolare di Liberazione del Sudan di un accordo di pace a conclusione di una trattativa iniziata nel 2002 con il patrocinio di Italia, Gran Bretagna, Norvegia e Stati Uniti.
Il cosiddetto “Accordo globale di pace” siglerebbe la fine del lunghissimo conflitto.
E’ previsto un periodo di transizione di 6 anni, al termine del quale (luglio 2011) le popolazioni meridionali sceglieranno con un referendum se il Sud Sudan dovrà diventare una Regione autonoma all’interno di uno stato unitario oppure uno stato indipendente.
L’accordo di pace si definisce globale, ma non risolve le tante crisi rimaste aperte ed insolute. Per esempio é in corso  lo scontro tra due movimenti ribelli, espressione delle popolazione “africana” dedita all’agricoltura, sono in guerra contro le milizie “arabe” armate dal governo centrale ed espressione delle comunità pastorali seminomadi.
Questa crisi ha dominato la scena politica Sudanese nel 2005, con una eco mediatica e diplomatica di grande rilievo ed è stata definita dal Congresso americano un “genocidio” Kofi Annan l' ha definita “la più grave crisi umanitaria del momento”. Nel frattempo uccisioni e violenze continuano.
Da ciò si capisce che la situazione nel sud è, a dir poco, catastrofica ed è un paese allo sbando più completo peraltro ulteriormente aggravato dalla presenza in loco di centinaia di migliaia di profughi fuoriusciti dai paesi vicini anch’essi teatro di guerre civili: Etiopia ed Eritrea in primis.
  

 

Il Villaggio di Turalej

    L’unica forma di controllo del territorio è in pratica affidata alle Nazioni Unite che affidano ad alcune Organizzazioni riconosciute ed autorizzate, tra cui la Chiesa Cattolica, zone ben determinate onde prestare assistenza in loco alla popolazione. Tra queste zone vi è il centro di Turalej, un villaggio di canne e fango di circa 30mila persone, posto proprio ai confini con il nord e pertanto esposto a rischi elevatissimi data la vicinanza della parte islamica. Tale territorio  è stato affidato al controllo  della diocesi cattolica di el Obejd, il cui Vescovo Mons. Macram, ne ha affidato l’assistenza alle suore dell’ordine di Madre Teresa di Calcutta.

   Queste suore operando in un territorio pericoloso sia per la guerriglia “strisciante” che per la presenza di molteplici e terribili malattie infettive, si stanno prodigando con coraggio e abnegazione sia nel campo educativo ma soprattutto in quello  sanitario.

 Le religiose, avvalendosi di due vecchi locali, hanno creato un dispensario ove  vengono ricoverati gli ammalati di ogni genere.

                                                                              

Il Dispensario delle Suore

    L’unica Purtroppo la mancanza di attrezzature, nonché l’assenza di personale qualificato (non esistono né medici né infermieri), e nonostante l'ammirevole prodigarsi delle Suore, fa sì che questo dispensario diventi purtroppo una vera e propria anticamera della morte. Solo saltuariamente si recano sul posto dei medici volontari a prestare soccorso ed in quelle occasioni le suore “rubano con gli occhi” gli interventi operatori al punto tale da riuscire qualche volta, peraltro con strumentazioni precarie ed in condizioni inimmaginabili, ad effettuare operazioni con successo. Negli ultimi tempi la situazione si è ulteriormente aggravata perché nella zona si è sparsa la voce dell’esistenza di questo dispensario e pertanto vi è un continuo affluire di gente inferma che arriva per essere curata, pensando di trovare colà il rimedio ad ogni male ed invece quasi sempre va incontro alla morte, lontano dalle proprie capanne.
Essendo oramai la situazione divenuta insostenibile, il Vescovo di El Obejd  ha dato incarico al
CCM, un' Organizzazione di Torino che ha  grandissima esperienza  di assistenza sanitaria nel Sudan, di predisporre e cercare di realizzare una struttura ospedaliera a Turalej atta a risolvere almeno i casi clinici e gli interventi di maggiore urgenza.
In pratica trasformare ed ampliare il dispensario esistente dotandolo di una sala operatoria e una sala parto. Basti pensare che ogni sette parti muore una donna e quasi sempre si tratta di donne bambine dagli undici ai quattordici anni (il rapporto equivalente in Italia è 1 a 4400 circa), ma si muore anche per appendicite acuta o per un’ernia strozzata.
 

                                                                              

Ospedale "S. Ubaldo"

    Il Rotary Club di Gubbio ha preso contatti con l'organizzazione umanitaria e dopo attento esame del progetto ha concretamente raggiunto un accordo sia con il CCM che con la diocesi di El Obejd, accordo che prevede il parziale accollo da parte del Club dei costi necessari per realizzare la struttura ospedaliera (struttura intesa in senso lato, cioè omnicomprensiva di strumentazione sanitaria, medicinali, personale  addestrato ecc.). La nascente operazione sarà condotta in team assieme ad altre organizzazioni tra cui il Rotary Club di Chieri (Torino).
Parte del materiale costituito dalla carpenteria metallica è stato già inviato dall’ Italia ed attualmente (Dic. 2005) trovasi in Kenia, unica via d’accesso autorizzata dalle NU per raggiungere il Sud del Sudan.
L’ospedale, salvo complicazioni, dovrebbe iniziare a funzionare con idoneo personale sanitario (all’uopo saranno istituiti appositi corsi da infermiere nel vicino Kenia) si presume verso la fine del 2006. Il Rotary di Gubbio elargirà i
fondi a stati di avanzamento dei lavori certificati da idoneo personale in loco (un architetto di fiducia del Club seguirà personalmente i lavori sul posto). Ad ulteriore garanzia della buona riuscita dell’intervento, il Rotary Club di Gubbio avrà il dovere – diritto di controllare la effettiva gestione della struttura per almeno due anni dalla fine dei lavori.
Questo ospedale prenderà il nome del Nostro Santo Patrono Ubaldo, forse il primo o certamente uno dei primi, segni tangibili e duraturi di presenza del nostro Santo in terra d’Africa. 
"Sant' Ubaldo è il Santo della riconciliazione ed io credo - ha affermato il Dr. Mario Menichetti, Presidente del Rotary Club di Gubbio - che la presenza in loco della Sua immagine contribuirà, ne sono certo, a dar pace a quelle tormentate popolazioni che hanno la sola colpa di esser nate e vivere in una terra difficile".
Nell'ospedale sarà esposto un pannello in ceramica, opera dell'artista eugubino Giancarlo Grasselli, raffigurante il nostro Santo Patrono.

                                                                              

Contributi per la realizzazione dell'Opera

   Il progetto è sicuramente ambizioso ed estremamente impegnativo anche e soprattutto dal punto di vista finanziario, per questo il Rotary Club di Gubbio ha intrapreso una serie di iniziative tendenti alla raccolta dei fondi necessari. In questo compito sono aiutati dalla Diocesi, da singoli cittadini e da tante Associazioni locali come la Confesercenti e la Confartigianato di Gubbio (Associazioni che riuniscono proprietari di imprese commerciali ed artigianali) che hanno distribuito un artistico salvadanaio, realizzato da "Rampini Ceramiche", in tutti gli esercizi commerciali di Gubbio ove tutti gli eugubini possono depositare la loro piccola o grande offerta.

   

    Contributi possono essere versati anche a mezzo del c.c.postale n. 69190452 intestato al Socio Rotary Giampietro Rampini - Gubbio, indicando nella causale: "aiuti in favore dell’Ospedale S. Ubaldo nel Sudan".

 

                                                                              

Immagini dell'Ospedale "S. Ubaldo"

    Durante la realizzazione dell'opera, pubblicheremo immagini e notizie riguardanti l'avanzamento dei lavori e tutte le informazioni che possono essere utili per illustrare l'inizio di attività dell'Ospedale.