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   Fiaccola della Riconciliazione sul Col di Lana
        in occazione del
centenario della grande Mina (1916-2016)

   

2016 - In vetta al Col di Lana con il "Fuoco della Riconciliazione"


    Oltre 30 anni fa, nel 1985, Papa Giovanni Paolo II definì S. Ubaldo “Santo della Riconciliazione” per la sua opera di perdono nei confronti di chi l’aveva oltraggiato e per il suo impegno tendente a riconciliare le opposte fazioni cittadine, costantemente in lotta fra loro.

   Nel 2012 in omaggio al “Santo della Riconciliazione” una piccola statua di S. Ubaldo, realizzata da compianto Enrico Nicchi, è stata posta nella cappellina in vetta al Col di Lana, sulle Dolomiti, su quello che fu uno tra i più tragici palcoscenici della Grande Guerra, la ”inutile strage” come fu definita la Grande Guerra, da Papa Benedetto XV.

   A causa della gran quantità di morti prodotta dalla guerra, il Col di Lana già durante le azioni belliche assunse lo pseudonimo di “Col di Sangue”. In realtà non se ne conosce nemmeno con sicurezza il numero: si parla di circa 8.000 italiani e 2.000 austriaci. Tutto ciò fece scrivere al generale austriaco, nonché storiografo, Viktor Schemfil: “Per il monte si accese una battaglia che, per la durata, la tenacia dei difensori, la risolutezza degli attaccanti e l’immane sacrificio di sangue da ambo le parti, non trova paragone sul fronte”.
    Per circa due anni e mezzo (dall’inizio della guerra, fino alla ritirata di Caporetto) i suoi valloni e i suoi caposaldi furono percorsi da fiumi di sangue di giovani che lassù hanno lasciato le loro speranze, i loro affetti, i loro progetti di vita in nome di un qualcosa che spesso nemmeno ben conoscevano.
   Uno di quei valloni, esattamente quello situato tra il costone di Salesei e il costone di Agai, già dopo pochissimi mesi di scontri era da tutti chiamato il “Vallone della morte” al punto che in data 4 novembre 1915, il sottotenente Gelasio Caetani (colui che sarà l’ideatore e il progettista della famosa "Mina") scrisse sul suo diario: "circa un'ora prima del tramonto io e altri ufficiali salimmo per il costone di Agai e, attraversando tranquillamente il "Vallone della Morte", che sino allora nessuno aveva potuto passare, ci recammo al "Panettone". Lì nel Vallone passammo accanto ai cadaveri dei nostri fanti. Alcuni di essi erano rimasti lì da luglio..."

   Nonostante il grave tributo di vite umane la cima del Col di Lana non potè essere conquistata con i metodi tradizionali e fu allora che quel sottotenente Caetani, ingegnere minerario, consigliò, progettò e diresse i lavori dello scavo di una galleria per poter realizzare una mina di incredibile potenza tale da far saltare in aria la vetta con tutte le fortificazioni nemiche esistenti al disopra.
   In tre mesi una galleria lunga circa 90 metri fu realizzata e nella notte del 17 aprile 1916 la mina, formata da oltre 50 quintali di gelatina esplosiva, fu fatta saltare, provocando un cratere di metri 30 x 55 e profondo 12. Migliaia di metri cubi di roccia vennero scagliati in aria e ricaddero sulle postazioni circostanti non soltanto austriache: nella notte le truppe italiane operarono il rastrellamento nelle caverne rimaste intatte. Non si saprà mai quanti furono esattamente i morti provocati dallo scoppio della mina, quantificati solitamente in maniera molto approssimativa in "oltre cento", inoltre 180 furono i prigionieri.
 

Nelle tre foto: lo schema costruttivo della galleria S.Andrea che ha reso possibile la realizzazione della Mina; Il Col di Lana il giorno successivo allo scoppio: si vedono le pareti della vetta prive di neve (scivolata a valle) e ricoperte dalla terra esplulsa dalla mina; Il cratere creato dalla mina, oggi sede nella prima domenica d'agosto di una Messa in suffragio di tutti i caduti, alla presenza di una guarnigione di Alpini ed una di militari Austriaci.

   A questo punto, nell’aprile del 1916, il Col di Lana era stato conquistato, agli austriaci era rimasta la vicina cima del monte Sief. La situazione, nonostante lo scoppio di altre mine e numerosissimi e sanguinosi scontri non muterà più.
   Il 2 novembre 1917, a seguito della ritirata di Caporetto, la 4° armata italiana abbandonerà le posizioni così duramente conquistate per ritirarsi sul monte Grappa; il Col di Lana tornò in mano austriache, per ritornare italiano al termine della Guerra, con il trattato di Pace di Versailles (1919).

   

    

    Nel 2016 pertanto ricorre il centenario dello scoppio della Mina. Ovviamente oggi non si tratta di celebrare una vittoria; tutt’altro!
     Oggi ci si interroga su quello che una guerra comporta, oggi si tratta di lavorare ed impegnarsi per unire e per riconciliare.

 

 

   

 

 

    Per questo l’Associazione “Eugubini nel Mondo” ha deciso di essere presente alla celebrazione di questo centenario con un’iniziativa inedita ed importante: portare il fuoco del “Santo della Riconciliazione” in vetta al Col di Lana, sul luogo simbolo di Guerra che oggi, nel giorno della celebrazione del centenario,  per la presenza pacifica e congiunta di militari italiani ed austriaci, diviene un simbolo di pace e di fratellanza.

 

 

 

    L’iniziativa è stata condivisa, sostenuta e resa possibile dalla partecipazione dell’Associazione Sportiva “Gubbio Runners”, che con il suo presidente Marco Busto e i suoi magnifici maratoneti ha portato materialmente la “Fiaccola della Riconciliazione” da Gubbio al Col di Lana con una “maratona a staffetta” percorrendo le strade di mezza Italia.

   La fiaccola (realizzata dal Socio Stefano Traversini), accesa giovedì 4 agosto, con una semplice cerimonia, e benedetta nella Basilica di S. Ubaldo dal rettore della Basilica, Don Fausto Panfili, coadiuvato da Don Stefano Bocciolesi, è stata portata in città nella Chiesa della Vittorina, dove è stata depositata dalla sig.ra Marcella Marcelli, alla presenza del Sindaco di Gubbio, Prof. Filippo Stirati.

   


  
   

    La mattina seguente (venerdì 5 agosto) la Fiaccola è partita per giungere in vetta al Col di Lana domenica 7 agosto, in occasione della cerimonia di commemorazione in ricordo e a suffragio di tutti i caduti della Grande Guerra, organizzata dal Gruppo Alpini "Col di Lana" e dal Comune di Livinallongo.

 

 

    Durante il percorso la fiaccola e i maratoneti sono stati "scortati" da un gruppo di ciclisti dell'Associazione “Ikuvium Bike Adventure” e da alcuni motociclisti (Paolo Barbetti, Enzo Morelli, Gianluca Bossi, Andrea Mariucci).

 

    Un autobus della ditta Co.tra.pe e un’ambulanza di Gubbio Soccorso, con relativo staff sanitario, hanno fatto parte della carovana, tutti in maniera gratuita e volontaria, come pure le riprese video curate da Lucio Grassini.

   Nel suo procedere, la staffetta con la Fiaccola ha fatto tappa al passo del Furlo, a Fano, ad Agordo (salutata dal Sindaco Sisto Da Roit), ad Alleghe, al Sacrario di Pian di Salesei (dove è stata accolta dal Sindaco di Livinallondo Leandro Grones), quindi a Pieve di Livinallondo del Col di Lana (festosamnte accolta dal Gruppo Alpini "Col di Lana") dove è stata temporaneamente collocata nella chiesa del paese, in attesa di proseguire per la vetta a Col di Lana.

   Al mattino seguente (Domenica 7 agosto), l'ascesa al Col di Lana. Si parte molto presto, la giornata è stupenda, un sole meraviglioso ed un cielo di un incantevole color azzuro accentua la bellezza delle Dolomiti.

    Il Vescovo di Gubbio, mons Mario Ceccobelli ha presieduto la S.Messa insieme al cappellano militare Don Lorenzo Cottali e al sacerdote eugubino Don Armando Minelli. Presente il consigliere comunale Moreno Zebi in rappresentanza del Sindaco di Gubbio.
   
Sono presenti oltre agli Alpini anche soldati austriaci del 24° Jaeger Battalion di Lienz che depongono una corona d'alloro.
    All'arrivo, poco sotto la vetta, la fiaccola è stata consegnata a Roberta Vantaggi che ha acceso il tripode (realizzato per l'occasione dal Socio Lorenzo Rampini).

   Importante e di grande significato simbolico il fatto che l’ultimo tedoforo che ha acceso il tripode sia una discendente di un soldato eugubino morto proprio sul Col di Lana.
   Tra i nostri soldati caduti su quel fronte, in rappresentanza e a ricordo di tutti, ne abbiamo scelto uno (Menichetti David) che morì in combattimento proprio sotto la vetta del Colle: aveva 33 anni e lasciava una giovane moglie con due figli, di cui una bimba di appena un anno e mezzo.
   Ebbene, la nipote (Roberta Vantaggi) di quella bambina che a causa della guerra non conobbe mai suo padre, ha portato il fuoco della Riconciliazione in quel luogo che cento anni prima è stato intriso dal sangue di tante giovani vite.

 

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