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   IL CAMPANONE - Documenti della Fusione
   

1769-1770 

Documenti sulla fusione del Campanone di Gubbio

 con allegato un censimento delle campane della diocesi di Gubbio del 1941

a cura
 di 

Fabrizio Cece

Gubbio 2005

Ringraziamenti  |  Presentazione  |  1769: Documenti sulla Fusione del Campanone  |  Appendice Documentaria A   | 
  
Documenti Contabili    Appendice Documentaria B   |    Bibliografia    

 Ringraziamenti


Biblioteca Comunale Sperelliana di Gubbio;

Sezione di Archivio di Stato di Gubbio;

Università dei Falegnami di Gubbio;

Università dei Muratori, Scalpellini e Arti congeneri di Gubbio;

Don Ubaldo Braccini;

Mario Franceschetti.

                                                     

 Presentazione


  

Vivos voco
Defunctos ploro
Nimbum fugo
Festa decoro[1]

La città di Gubbio, il suo territorio e gli altri luoghi della sua diocesi sono ricchi di chiese, più o meno grandi, più o meno decorate. Sui tanti campanili di esse sono alloggiate centinaia di campane, fuse anche nel XIII secolo.
    Un argomento, questo delle campane, molto interessante ed affascinante.
    Nelle mie perlustrazioni archivistiche mi è capitato spesso di imbattermi in documenti riguardanti questi strumenti sonori che per secoli hanno regolato la vita religiosa e civile dei popoli.
    Volendo far conoscere questa ricca documentazione era gioco forza iniziare dalla campana eugubina per eccellenza, cioè il “
Campanone” del Palazzo dei Consoli.
    Nel presente contributo verranno quindi presentati i
documenti relativi alla fusione dell’ultimo Campanone, l’inconfondibile “voce” della città.
    Già nel 1969 Elio Tabarrini pubblicò alcuni documenti estratti dalle Riformanze Comunali che davano conto in via generale di tutte le operazioni eseguite per fondere e ricollocare nella cella campanaria il nuovo campanone, opera eseguita – come noto – dal maestro aquilano Giovanni Battista Donati e dal suo allievo Angelo Mari.
    Tali documenti sono stati ripresi pari da Vincenzo Ambrogi e Mario Farneti nel loro lavoro sul Campanone pubblicato nel 1992. 
    In questo contributo, oltre ai documenti noti e opportunamente revisionati,  trascriverò tutte le carte contenute nel fascicolo d’archivio relativo a questa memorabile “impresa”, compreso il
contratto con il maestro Donati
    In due apposite appendici verranno trascritti altri documenti: nell’appendice B sarà riportata la copia del contratto per la fusione del Campanone di Siena (1664), i
patti per la fusione del terzultimo e del penultimo Campanone di Gubbio; l’appendice C, invece, è riservata a tutta una serie di documenti relativi ad una statistica compilata nel 1941 che, in previsione del fabbisogno di metallo richiesto dalla guerra, doveva elencare tutte le campane della diocesi di Gubbio.

Gubbio, aprile 2005

                                                                       Fabrizio Cece

                                                     

 

 1769: Documenti sulla fusione del "Campanone"


  Breve cronologia 

Il 21 novembre 1768 il Consiglio Comunale prese la decisione di ricostruire il Campanone, fuso nel 1766 da Giovanni Casali di Ancona, dopo la sua rottura avvenuta nel precedente mese di maggio. Usata in emergenza, ma con pessimi risultati, a novembre la grande campana era oramai in condizioni di non essere più suonata. Per trovare un buon fonditore furono nominati due soprastanti: Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci.

L’11 aprile 1769 fu stipulato il contratto tra i detti soprastanti e il maestro Giambattista Donati[2] dell’Aquila. Il fonditore aquilano si impegnò a consegnare la nuova campana (da fondere con 6550 libbre di bronzo[3] fornito dal Comune) in cambio di 300 scudi romani[4].

Lo stesso giorno, per ragioni che al momento sfuggono del tutto, il Donati offrì alla Comunità 50 dei 300 scudi pattuiti per il lavoro[5].

Ventidue giorni dopo il Consiglio approvò l’operato dei due soprastanti, le norme contrattuali, la proposta di prendere a censo 300 scudi ed inviò tutta la pratica al Presidente della Legazione di Pesaro Urbino per averne la prescritta approvazione.

    
Il 6 luglio si venne alla pesa del Campanone rotto disponendo per questa operazione della stadiera del Donati fatta venire appositamente dall’Aquila. Con gran meraviglia dei presenti si constatò che il vecchio Campanone pesava soltanto 4602 libbre, mentre il peso misurato nel 1766 con un impreciso bilico aveva dato come risultato ben 5679 libbre. C’era un motivo più che sufficiente per muovere causa al fonditore anconetano[6]!

Il Donati, verificata la pessima qualità del bronzo, fu costretto ad aggiungerne altre 870 libbre fornite dal Comune e a “purgarlo” con ben 1131 libbre di rame[7].  

Nel mese di settembre il Consiglio approvò l’esecuzione dei lavori occorrenti per suonare il Campanone “alle stesa”, possibilità inizialmente non prevista.

Il 25 ottobre si decise anche di fondere il nuovo battaglio. Il contratto, però, slittò al 22 marzo 1770: il lavoro fu affidato al maestro folignate Gioacchino Capodacqua. 

Si stava intento avvicinando il momento della fusione del Campanone che fu eseguita nel locale comunale posto sotto i volto di Piazza Grande adibito a pescaria.

Ma quando avvenne questa fusione?

La data presa a riferimento per la nascita del campanone è quella del 30 ottobre 1769. Su questo evento, però, esistono tre documenti: l’epigrafe  scritta sul Campanone medesimo (che parla genericamente del mese di ottobre); il testo della Riformanza del 20 marzo 1770 (30 ottobre 1769) e il riferimento contenuto nella contabilità trascritta in questa dispensa (1° novembre 1769). Quale sarà la data giusta? 

Il 27 gennaio 1770 il nuovo Campanone, con i “soliti” nomi di Maria, Battista e Ubaldo, fu benedetto da mons. Paolo Orefici vescovo di Gubbio.

Il Campanone, del peso esatto di 5894 libbre (pari a 1966 kg), trasportato con quattro paia di buoi dalla via dei Macelli a Piazza Grande, fu issato sulla cella campanaria il 20 marzo 1770.

Due giorni dopo il maestro Donati fu saldato del suo avere. Egli, con un ennesimo atto di liberalità, donò all’amministrazione comunale altri 25 scudi da impiegare nella realizzazione della statua di S. Ubaldo, che va quasi sicuramente identificata con quella che di lì a poco fu posta nella nicchia in cima all’attuale Corso Garibaldi.

 Il 24 novembre 1770 il Consiglio Comunale nominò i revisori della contabilità tenuta dai sigg.ri  Fabiani e Chiocci. Il 24 dicembre 1770 tali conteggi riportarono piena approvazione.

 L’impresa iniziale, preventivata del costo di soli 300 scudi, si ampliò con il passare dei mesi fino a giungere all’importo finale di scudi 549,04.

Visti i risultati possiamo tranquillamente affermare che furono soldi spesi molto bene.

 Lavoratori all’opera

Questo è l’elenco dei maestri, operai, garzoni[8] che lavorano alla realizzazione del Campanone e alla sistemazione della cella campanaria.

Nome   Professione   Grado   Città di
provenienza
   
Giovanni Battista Donati fonditore campane   maestro   L’Aquila  
Angelo Mari   fonditore campane allievo L’Aquila  
Domenico Fiorelli   fonditore campane   allievo (?)     Spoleto  
Gioacchino Passalacqua fonditore battagli   maestro   Foligno
Bartolini falegname     Gubbio[9]
Monacelli [Filippo][10] falegname     Gubbio
Gnagnino (Sebastiano Minelli[11] falegname     Gubbio
Carletto [Perugini][12]  
falegname   segatore     Gubbio  
Andrea Menichetti muratore   maestro Gubbio
Gregorio[13]   muratore   maestro   Gubbio  
Vincenzo[14]   muratore     Gubbio  
Bastiano[15]   muratore     Gubbio  
Sardone, Pennino, Santi, Curzio, Andrea, muratori   garzoni   Gubbio  
Francesco Vantaggi   trasportatore     Gubbio  
Zucconi   trasportatore   Gubbio  
Innocenzo Menghini   fabbro   maestro   Gubbio  
Giurancavallo[16] (Ubaldo Petrini) fabbro   maestro   Gubbio  
Gioacchino Magoni verniciatore     Gubbio
Pizi   sovrintendente     Gubbio  

                                                    

[1]   Chiamo i vivi
       Piango i morti
  
    Allontano le tempeste
  
    Rendo allegre le feste.
[2] Il suo allievo Angelo Mari, ricordato nell’epigrafe del Campanone, non è mai esplicitamente nominato in alcun documento noto. Le carte, invece, parlano di Domenico Fiorelli, “giovane” del Donati.
[3] La lega delle vecchie campane è formata, di solito, da quattro parti di stagno e una di rame. A questa composizione di base si aggiungevano altri metalli, come piombo o argento, ma sempre in minime proporzioni. Il dosaggio dei metalli era il vero segreto dei maestri fonditori.
[4] Tralascio i dettagli per non rovinare il piacere della lettura dei documenti.
[5] Questi denari vennero impiegati per la costruzione della nicchia in cima a Corso Garibaldi.
[6] Ad oggi non ho ancora trovato documenti sufficienti per stabilire se tale causa fu effettivamente promossa.
[7] In totale, dunque, vennero fuse 6603 libbre di metalli.
[8] Esclusi i molti di cui purtroppo non è indicato il nome.
[9] Anche sulla presunzione che tutti gli operatori “minori” siano stati eugubini.
[10] Un Filippo Monacelli pagò la quota d’iscrizione all’Università dei Falegnami dal biennio 1775-75 al biennio 1799-1800.
[11] “Mastro Sebastiano Minelli detto Gnagnino” lavorò nel 1776 al rifacimento del castello e del ceppo del Campanone. A tale lavoro parteciparono anche mastro Andrea Menichetti e mastro Giuseppe Mazzanti (muratori), mastro Ubaldo Petrini detto Giurancavallo (fabbro) e alcuni garzoni dei quali i documenti non fanno il nome.
[12] Un Carlo Perugini pagò la quota d’iscrizione all’Università dei Falegnami dal biennio 1778-79 al biennio 1788-89.
[13] Il 28 giugno 1768 partecipa ad una riunione del consiglio dell'Università dei Muratori Gregorio Mercanti (Archivio dell'Università dei Muratori di Gubbio, Consigli, vol. I, c. 23r). Il 3 maggio 1770 è invece la volta di Gregorio Mazzanti.
[14] Il 27 febbraio 1771 partecipa ad una riunione del consiglio dell'Università dei Muratori Vincenzo Marini.
[15] Il 1° maggio 1769 partecipa ad una riunione del consiglio dell'Università dei Muratori Sebastiano Paolucci. In una lista di muratori eugubini del 1788 compaiono i nomi di mastro Sebastiano Paolucci e Sebastiano Bellachioma.
[16] Su Ubaldo Petrini, detto Giurancavallo, cfr: Sannipoli 1998 e Cece 2003.
                                    

 

 

 

 

 


Appendice documentaria "A"


1769-1770: documenti sulla fusione del Campanone[20].

 ADocumenti estratti dalle Riformanze e dal Carteggio.

21 Novembre 1768: Delibera del Consiglio Comunale
11 Aprile 1769: Apoca con Giovan Battista Donati
11 Aprile 1769: Dichiarazione del Donati
13 Aprile 1769: Consiglio Comunale (incarico al fonditore)
 Aprile 1769: Richiesta alla Provincia di Pesaro e Urbino
06 Luglio 1769: Peso del metallo dei precedenti Campanoni
12 Luglio 1769: Consiglio Comunale(contro il precedente fonditore)
26 Settembre 1769: Consiglio Comunale (suono alla stesa e orologio)
25 Ottobre 1769: Consiglio Comunale (battocco nuovo)
18 Febbraio 1770: Consiglio Comunale (noleggio degli Arconi)
22 Marzo 1770: Contratto per il Batoccolo del Campanone
22 Marzo 1770: Dichiarazione di Gioachino Capodaqua
26 Marzo 1770: Avere di Giovan Battista Donati
20 Marzo 1770: Posa del Campanone
22 Marzo 1770: Contratto per il batoccolo del Campanone
22 Marzo 1770: Dichiarazione di Gioacchino Capodacqua
26 Marzo 1770: Avere del Sig.re G.Battista Donati Campanaro
04 Aprile 1770: Consiglio Comunale (altri 200 scudi)
13 Aprile 1770: Dichiarazione di Gioacchino Capodacqua
10 Ottobre 1770: Lettera di Giacomo Fabiani ad Antonio Chiocci
24 Novembre 1770: Consiglio Comunale (Revisione spese Campanone)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1768, novembre 21
   
  Consiglio Comunale

 [Interviene il gonfaloniere Paolo Andreoli Titi]

E’ noto che il nuovo Campanone si è nuovamente rotto fin dal mese di Maggio ed essendosi alla fine ridotto affatto inservibile, né potendosi più sentire, fu ordinato dal Sig.re Gonf.re mio Antecessore[21] che non venisse più suonato, lasciandomi né ricordi[22] di proporre in Consiglio se debba venirsi alla nuova confezione nella stagione futura ed intanto eleggersi i Deputati Soprastanti, annettendomi ancora le lettere di tre diversi periti Fonditori concorrenti, le quali in caso si consegneranno ai detti Soprastanti che verranno eletti.
(...) Non si è potuto fare a meno di alcune spese inesitabili (...) baj. 54 per la corda posta alla seconda sudetta campana che suonasi in vece del Campanone rotto ed altro occorrente nel campanile.

 Si rifonda il Campanone nuovamente rotto.

Lodo[23] il pensiero di nuovamente fondere il Campanone e però sarà necessario che l’lll.mo Gonfaloniere venga alla nomina di due soggetti ad effetto che sopraintendano all’opera ed intanto possano prendere le necessarie informazioni sopra il Fonditore e poi riferirlo in questo Consiglio per venire all’elezione dell’artefice migliore.
(Si approva pure la spesa per la corda posta alla seconda campana).
(...) Onde l’Ill.mo Sig.re Gonfaloniere venne alle seguenti nomine e deputazioni
(...) Sigg.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci
[24] per soprintendere alla rifezione del Campanone.

 Parzialmente pubblicato in Tabarrini 1969, p. 13 e ripreso in Ambrogi, Farneti p. 126. 

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 1769, aprile 11
Apoca con Giambattista Donati

Al Nome di Dio Amen. Adì 11 Aprile 1769. In Gubbio.

Essendoché nel Consiglio de’ Sigg.ri Deputati tenuto lì 21 novembre 1768 fosse di unanime consenso risoluto di nuovamente fondere il Campanone Pubblico di questa Ill.ma Comunità già rotto e reso affatto inservibile ed a tale effetto fossero dal medesimo Consiglio Deputati i Nobili Sigg.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci, i quali dopo varie diligenze e ricerche dei migliori Professori in questo genere avendo avute ottime informazioni del Sig.re Gio: Battista Donati Fonditore della Città dell’Aquila nel Regno Napoletano, abbiano stabilito di affidare ad esso quest’opera e lavoro colle infrascritte condizioni e capitoli, riservata però l’approvazione di S. E. Mons.re Presidente e purché d.a elezione e capitoli infrascritti vengano approvati dal sud.° Consiglio de’ SSig.ri Deputati e non altrimenti etc.
Quindi che colla presente etc. da valere etc. il sud.° Sig.re Gio: Battista Donati presente etc. spontaneamente ed in ogni miglior modo etc. promette e si obbliga per se e suoi etc. a favore di quest’Ill.ma Comunità e per essa accettanti e presenti etc. i suddetti nobili Sig.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci deputati come sopra di rifare, o sia rifondere la Campana Grande o sia Campanone sud.° nell’infrascritto modo e colle seguenti condizioni e patti cioè:

1) Che il d.° Sig.re Donati sia obbligato rifondere dentro il prossimo mese di Agosto d.° Campanone di buon suono e libero da difetti, d’una grandezza tale che assorbisca tutto il metallo non solo della campana rotta, ma anche l’altro avanzato nell’ultima fusione, esistente in questo Pubblico Palazzo e dal medesimo Fonditore riconosciuto etc., che al presente si fa conto essere fra tutto libre 6550 incirca.

2) Considerandosi dal sud.° Sig.re Gio: Battista che per ridurre a perfezzione il sud.° metallo, quale avendolo riconosciuto come sopra lo crede di una qualità non troppo buona e poco durevole, sia necessario di purgarlo e per tale effetto metterlo in fornace al cimento del fuoco, coll’aggiunta del rame occorrente; però il calo che farà in tal caso debba andare a conto di d.° Pubblico e l’altro calo che farà allora quando si fonderà effettivamente la Campana, debba cedere a incommodo del sud.° Professore: colla dichiarazione che il rame che occorrerà per migliorare d.° metallo debba porsi del proprio dal d.° Fonditore, il quale però dovrà riprendere tanto metallo ripurgato quanto sarà il peso del sud.° rame, bonificato pro rata il calo che farà a proporzione della quantità intera del metallo ripurgato in d.° primo cimento.

3) Che il sud.° Sig.re Donati sia obbligato da far venire a proprie sue spese una stadiera sufficiente per pesare il metallo che li verrà consegnato per d.a nuova Campana, come anche la Campana medesima fatta che sia.

4) Che restituendosi da d.° Fonditore la Campana di minor peso della quantità del metallo consegnatolo, oppure andando in d.a Campana maggiore quantità del metallo ricevuto, debba vicendevolmente pagarsi baj. dicisette la libra con la dichiarazione che debba esso procurare secondo le regole dell’arte che il peso della nuova Campana corrisponda più che sia possibile al peso del metallo che gli verrà consegnato come in d.° primo capitolo, al quale si abbia sempre relazione etc. ed in caso di crescimento che non si vorrebbe debba procurare non sia di quantità considerabile.

5) Che lo stesso Sig.re Donati sia obbligato a metter del proprio tutta quella quantità di metallo che è necessaria per la scorta e sicurezza del getto.

6) Che debba a proprie spese rompere, levar dal Campanile d.a Campana vecchia e trasportare tanto il metallo di essa che l’altro sud.° esistente in d.° pubblico Palazzo, nella Fonderia, come anche a proprie spese debba riporre in d.° Campanile la nuova Campana sonabile e nel modo e forma che sta presentemente.

7) Che riposto che sia d.° nuovo Campanone nel suo Campanile, debba mantenerlo sonante, di buona voce e libero da diffetti per il corso intero di tre anni, nel quale tempo, scoprendosi diffettoso o rompendosi per colpa di esso Fonditore, il che dovrà giudicarsi da’ Periti da eleggersi hinc inde, debba esso rifonderlo a tutte sue spese.

8) Che d.° getto e fusione della sovramentovata Campana assieme col tito e riposizione ed altro come sopra etc., debba farsi a risico ed a tutte e singole spese del sud.° Sig.re Donati: dimodoché il Pubblico non sia tenuto né obbligato a soccombere e nessun’altra spesa, sennonché a quelle per le quali esso Pubblico si obbliga espressamente nelli suddetti e nei susseguenti capitoli perché così etc. e non altrimenti etc.

Viceversa poi li suddetti Sigg.ri Deputati nel nome e colle riserve come sopra etc. promettono e si obbligano per amolumento e tutt’altro come sopra etc. al suddetto Sig.re Donati presente ed accettante etc. scudi trecento sc. 300 moneta romana nell’infrascritto modo cioè sc. 50 allora quando darà principio a d.a opera e li residuali sc. 250 in fine della medesima liberamente etc. altrimenti etc. de’ quali etc.

1) Che d.a Ill.ma Comunità debba somministrare una sufficiente abitazione e due letti forniti per uso e commodo dello stesso Sig.re Donati e suoi giovani; come anche il commodo della presente Fonderia, mattoni della fornace ivi esistenti ed anche il commodo ed uso di quelli stili e ferri serviti per la fusione della sud.a vecchia Campana che si trovano conservati con d.° metallo e non altrimenti etc.

2) Che d.a Ill.ma Comunità debba somministrare gli occorrenti legni per l’armature tanto per metter giù la Campana vecchia, quanto per rimettere nel Campanile la nuova, eccettuate le taglie e funicchi che dovrà provedere e mettere a proprie spese il sud.° Fonditore, come sopra etc.

3) Che il trasporto della nuova Campana dalla Fonderia fino alla Piazza Grande sotto il Campanile e quanto occorrerà per la benedizione di essa, debba farsi a spese della medesima Comunità.

4) E finalmente occorrendo rifarsi o riattare il ceppo di d.a Campana, ralle, battocco, soattolo[25] e ferri per il d.° ceppo e per sostentamento di essa campana, il tutto debba andare a conto e spese di d.° Pubblico, perché così etc. e non altrimenti etc.

Per le quali cose tutte e singole e per l’osservanza de’ suddetti capitoli hinc inde promessi etc. li suddetti Sig.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci Deputati obbligano tutti i beni ed effetti di d.a Ill.ma Comunità etc., il Sig.re Gio: Battista Donati sud.° poi obbliga se stesso; beni ed eredi presenti e futuri nella più ampla forma della Rev. Cam. Apostolica e respettivamente della Gran Corte della Vicaria di Napoli, colle solite clausole e rinunzie etc. sottoscrivendosi in fede etc. alla presenza dell’infrascritti testimoni etc.

Io Giacomo Fabiani Deputato nel nome sudd.° e colle pubbliche riserve mo obbligo a quanto sopra mano propria.

Io Antonio Chiocci Deputato nel nome sud.° e colle sud.te riserve mi obbligo a quanto sopra mano propria.

Io Gio: Batt.ta Donati Fonditore prometto e m’obbligo come sopra mano propria.

Io Biagio Bruni assieme con il Sig.re Federico Battelli e con Carlo Paccini fui testimone a quanto sopra mano propria.

Io Federigo Battelli, assieme col sud. Biagio Bruni e con Carlo Pacini fui testimonio a quanto sopra mano propria.

Io Carlo Pacini assieme colli sud.i Sig.ri Biagio Bruni e Federigo Battelli fui testimonio a quanto sopra mano propria.

(Segue autentica delle firme da parte del notaio e segretario comunale Anton Nicola Tei).

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1769, aprile 11
Dichiarazione di Giovanni Battista Donati
.

Al Nome di Dio Amen. Adì 11 Aprile 1769. Gubbio.

Io sottoscritto spontaneamente ed in ogni miglior modo etc. prometto e mi obbligo di rilasciare e condonare a favore di questa Ill.ma Comunità di Gubbio scudi cinquanta moneta romana delli scudi trecento promessi per apoca fatta sotto il presente giorno per emonumento[26] del Campanone di d.a Comunità che doverà difondere[27] nel prossimo Agosto conforme ora liberamente li rilasciò, donò e condonò a favore della medesima Comunità, dalla quale intendo di non pretendere, né conseguire per la causa sudetta se non che la somma di soli sc. 250. 
    Simili avendo così convenuto con li Sig.ri Deputati nello stabilire i capitoli della sud.a apoca etc. perché così etc. In fede etc.
 

Io Gio: Batt.a Donati afermo e mi obligo
         come sopra mano propria.

(Segue autentica della firma da parte del notaio Tei)  

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1769, aprile 23
 Consiglio Comunale. 

[Interviene il gonfaloniere Michelangelo Marini]

I Sigg.ri Antonio Chiocci e Giacimo Fabiani già deputati da questo Consiglio per risoluzione delli 21 novembre 1768 a sopraintendere alla costruzione del nuovo Campanone e prendere le necessarie informazioni sopra i Fonditori e per riferirle in questo med.° Consiglio per venire all’elezione del migliore, giudicarono dovesse ad ogni altro preferirsi il celebre e rinomatissimo Sig.re Giovan Battista Donati dell’Aquila, il quale già invecchiato nell’Arte, e per fama e per requisiti e per le relazioni, può dirsi il migliore di quanti ne girano per l’Italia, nonché per i nostri Contorni. E perché il d.° Donati si portò qua per venire a qualche conclusione, ma dall’altro canto l’assenza di molti di Lor Sigg.ri non permise in verun conto di potersi congregare il Consiglio da Me reiteratamente fatto intimare; però i medesimi Sig.ri Deputati, coll’espressa riserva del consenso ed approvazione delle Sigg.rie LL., stimarono bene sotto lì 11 corrente di fare con d.° Professore l’Apoca e Capitoli che verranno letti da questo Segretario[28]; tanto più che acciò il Pubblico per risparmio di spesa non lasciasse quest’occasione di farsi servire da un Fonditore di tanta vaglia, vi fu persona benefica la quale si offerì di sborsare del proprio, come effettivamente sborserà ad ogni richiesta, la somma di scudi 50 romani in conto delli scudi 300 promessi in d.a Apoca allo stesso Professore a cui, in tal maniera, il Pubblico non dovrà dare del suo più che scudi 250 romani e così, comprese tutte le altre spese occorrenti per adempiere gli obblighi convenuti in detti capitoli, colla spesa in tutto a più di scudi 300 della Cassa pubblica, si avrà una Campana veramente buona e di lunga durata[29]. Con tale occasione mi occorre dirle che siccome in Cassa Comunitativa non vi sono avanzi e dall’altro canto in quest’anno accadono altre spese straordinarie di considerazione come quella ben nota delle Livree; così per la costruzione del sudetto Campanone sarà necessario prendersi a censo la prefata somma di sc. 300 romani. Onde potranno darmi le facoltà di portar l’affare in Consiglio Generale per ivi venirne alla solita risoluzione, riservata di tutto l’approvazione di S. E. P.rona[30].
    

Elezione del fonditore e Apoca per rifare il nuovo Campanone.

Non possiamo sennonchè commendare le premure de’ due Sig.ri Deputati alla sopraintendenza del nuovo Campanone tanto nelle diligenti ricerche di Periti Fonditori, quanto nella scelta del celebre Professore Gio: Battista Donati, Aquilano, a cui se ne addossa l’incarico, quanto finalmente nella formazione dell’Apoca e stabilimento delle convenzioni già lette dal Segretario. Onde, riservato il placet di S. E. R., parmi che noi tutti dobbiamo pienamente approvare, confermare e ratificare quanto su ciò è stato da’ medd.ii Sig.ri Deputati operato. 

Si prendano a censo scudi 300 per detto Campanone.

Giacché poi non vi sono denari degli avanzi da potersi impiegare per la nuova fonditura di d.° Campanone, potrà l’Ill.mo Sig.re Gonfaloniere richiedere dal Consiglio il permesso di prendere a interesse la somma di scudi 300, de’ quali scudi 250 dovranno applicarsi per saldo del Professore e li altri scudi 50 s’impiegheranno a proporzione per le altre spese, alle quali dee soggiacere il Pubblico a tenore dell’antecedente proposizione.

(Parzialmente pubblicato in Tabarrini 1969, p. 14 e ripreso in Ambrogi, Farneti pp. 126-127).

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1769, aprile
Il gonfaloniere e un console della città di Gubbio a mons. Presidente della provincia di Pesaro Urbino
.

Eccellenza Rev.ma

I Pubblici Rappresentati della città di Gubbio servi ed oratori di V.ra Ecc.za col più devoto ossequio le rappresentano che essendosi rotta e resa affatto inservibile la pub.a Campana maggiore volgarmente detta il Campanone di questo pub.o palazzo, ed essendo il di lei giornaliero uso troppo necessario, non solo perché con essa si dà il segno comune dell’Aurora, Mezzogiorno e s.li quotidiane distribuzioni, ma molto più perché serve a chiamare i pubblici salariati, convocare il Magistrato e i respettivi Consignj e dare altri segni occorrenti e consueti; fu risoluto nel Consiglio celebrato fin dalli 21 novembre dell’anno scaduto 1768 di nuovamente fonderla e deputati li Soprastanti, acciò intanto rinvenissero un esperto Professore. Essi dopo più mesi di esatte ricerche fra tutti i Fonditori concorrenti giudicarono il migliore e per fama e per requisiti e per le diverse sicure informazioni avutene, il celebre Gio: Batt.a Donati Aquilano, con quale sotto lì 11 del cor.te Aprile formarono l’apoca ed i capitoli, riservatosi il consenso del Consiglio e la necessaria approvazione di V.ra Ecc.za. In sequela di che, portatasi tale elezzione, apoca a capitoli nel Consiglio tenuto lo scorso giorno 23 dello stesso corrente Aprile e riconosciutosi l’evidente pub.o vantaggio non solo per la qualità del Soggetto e per l’equità de’ capitoli e convenzioni, ma anche perché li medd.i Soprastanti hanno trovata persona benefica, la quale (acciò la Comunità per risparmio di spesa non lasciasse questo Professore di tanta vaglia) si è obbigata di sborsare del proprio ad ogni richiesta la somma di sc. 50 romani in conto delli 300 promessi in detta apoca allo stesso Fonditore, a cui in tal guisa della pubblica cassa non si daranno più di sc. 250; piacque e concordemente si risolvé doversi ratificare quanto da essi Deputati era stato operato e stabilito. Perloché gli Oratori umiliano all’E. V. originalmente l’apoca e capitoli suddetti, devotamente supplicandola della sua benigna approvazione: tanto più che mediante il sud.° donativo di sc. 50 il Pubblico, compresi anche tutti gli altri obblighi addossatisi in detti capitoli, non verrà a spendere in tutto che la somma al più di sc. 300 romani ed avrà con ogni sicurezza un’opera insigne e di lunga durata. Che etc.

Michelangelo Marini Gonf.e
   
     Pietro Rosetti Console

(Segue l’approvazione del Presidente in data di Pesaro 26 aprile 1769)

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1769, luglio 6
   
     Peso

Del Pubblico Campanone rotto a tritolato sotto il presente giorno 6 Luglio 1769, alla presenza de’ Nobili Sig.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci Deputati, pesato e consegnato al Sig.re Gio: Battista Donati Fonditore Campanaro e ripurgato etc.

Primo peso                                 libre               111

2° peso                                     libre                645

3° peso                                     libre                745

4° peso                                     libre                796

5° peso                                     libre                840

6° peso                                     libre                520

7° peso                                     libre                485

8° peso                                     libre                460

In tutto libre quattromila seicento due libre[31]  4.602

 

Metallo dell’avanzato che era stato conservato nella pubblica Segreteria pesato e consegnato come sopra etc. il dì sudetto.

Primo peso                                 libre                285

2° peso                                     libre                585

In tutto libre ottocento settanta    libre[31]         870

libre                4.602

libre                   870

In tutto libre     5.472                   libre[31]       5.472

 

Io Giacomo Fabiani Deputato sono stato presente al dicontro peso ed ho consegnato la retroscritta quantità di libre 5.472 di metallo al Sig.re Giambattista Donati mano propria.

Io Antonio Chiocci Deputato sono stato presente e respettivamente ho consegnato come sopra mano propria.

Io Gio: Batt.a Donati Fonditore sono stato presente al detto peso ed ho riciuto in consegna la sudetta quantità di libre 5.472 di metallo come sopra mano propria.

Io Sebastiano Minelli assieme a Carlo Pacini e Pietro Mozzetti fui presente e testimonio alla sudetta pesa e consegnia mano propria.

Io Carlo Pacini assieme con il sudetto Sebastinao Minelli e Pietro Mozzetti fui preente e testimonio alla sudetta pesa e consegnia mano propria.

Io Pietro Mozzetti assieme con i sudetti Sebastinao Minelli e Carlo Pacini fui presente a testimonio alla sudetta pesa e consegna mano propria.

 

Rame messo in fornace dal Sig.re Giambattista Donati.

In tutto         libre   1129 millecento ventinove

E più             libre        2 libre due

           libre[31]    1131

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1769, luglio 12
   
    
 Consiglio Comunale.

 [Relazione dei Sig.ri Deputati circa la rottura e peso del Campanone vecchio e ragioni per ciò del Pubblico  contro il di lui fonditore].

[Interviene il gonfaloniere Galasse Beni ]

L’incommodo che oggi arreco alle Sig.rie LL. deriva specialmente dalla rappresentanza fattami per parte de’ Sig.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci Deputati Soprastanti alla nuova fusione del pubblico Campanone, i quali per iscarico del loro officio espongono di avere trovati due capi di mancanza da potere agire contro l’ultimo Fonditore Giovanni Casali Anconitano. Il primo verte sopra il peso, perché essendo allora stato pesato il Campanone da lui fatto, col mezzo di un billico, per mancanza di stadera grossa e abile, questo lo diede libre[31] 5679, quando realmente nelli esatti pesi fatti ora, che è stato ridotto in pezzi, si è ritrovato non essere più che 4602, come in fatti tale e non più dovea esser secondo il metallo consegnatogli etc., conforme potranno riconoscere dal lungo conteggio ora nuovamente fatto con la maggiore accuratezza da d.ti Sig.ri Deputati per mezzo del nostro Computista. Bensì il Pubblico rimase gravato nella somma di circa scudi 14 per l’emolumento dato di più al detto Professore delle libre 1077 che vi è di divario a ragione di scudi 13,50 il migliaro secondo l’Apoca con esso fatta. Il secondo capo, che è di maggior rimarco, verte sopra la rottura quale nel tritolarlo per farne il trasporto si è trovata che veramente accadde nell’atto stesso del getto, e si rilevi chiaramente che il Campanone era rotto fin da principio e che rotto fu consegnato dal medesimo campanaro Casali, il quali secondo il 3° e il 4° capitolo della sua Apoca dovea farlo di buon suono, e libero da qualunque difetto, e non venendo di buon suono o conoscendosi aver qualche difetto che li fosse di pregiudizio, rigettarlo a sue proprie spese. In vista di che i medesimi Sig.ri Deputati per cautela di questo Pubblico e per l’identità di tale difetto e del suddetto peso, non solamente ebbero l’avvertenza di romperlo e farlo riconoscere dall’odierno Fonditore Sig.re Giovanni Battista Donati, da mastro Ubaldo Petrini ed altri Periti che si trovarono presenti. ma anche di trasportarlo, pesarlo e farne la consegna formale al d.° Fonditore in presenza di testimoni e quindi subitamente sigillare la chiave del magazzeno ove è stato riposto e consegnarla presso di terza persona, cioè del Sig.re Biagio Bruni. Tanto hanno creduto dover essi operare e riferire a questo Consiglio da cui attenderanno le ulteriori risoluzioni.

 Ragioni del Pretorio contro il vecchio Fonditore Casali per il Campanone rotto.

D. Eq.s Vincenzo Fabiani dixit: Attesa l’esposizione fatta dai presenti Sig.ri Deputati al Campanone riguardo alle ragioni che assistono a questo Pubblico contro Giovanni Casali Anconitano per la fusione del Campanone rotto, sarà necessario di far premura e diligenza affinché il medesimo Pubblico venga reintegrato delli danni sofferti per cattiva fusione e per il di più pagatogli di mercede mediante l’abbaglio allora accaduto nel peso. Intanto però prese le deposizioni delli citati Periti, che furono presenti e riconobbero la rottura, il peso ed il trasporto, potranno essi Sig.ri Deputati proseguire la loro incombenza e consegnare per l’uso opportuno il metallo, e ciò affine di non ritardare l’opera e non soggiacere a quelle spese, danni e interessi di cui certamente si protestarebbe con ogni ragione l’odierno fonditore già venuto a bella posta.

(Parzialmente pubblicato in Tabarrini 1969, pp. 14-16 e ripreso in Ambrogi, Farneti pp. 127-128).

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1769, settembre 26

 Consiglio Comunale

 [Interviene il gonfaloniere Galasse Beni]

Tanto i Sigg.ri Deputati Soprastanti e il Fonditore del pubblico Campanone, quanto la maggior parte de’ nostri concittadini sostengono che questo non potrà aver mai lunga durata, qualora non si mandi alla stesa. Per ciò fare vi occorrono certamente nuovi lavori e maggiori spese, cioè di sc. 50,90, come ravviseranno dalla perizia che se n’è formata. E con tale occasione non sarebbe che bene di accomodare l’orologgio pubblico che ne ha tanta necessità, come ad ognuno è noto e come è stato altre volte risoluto, facendolo anche battere per maggiore commodo a tutti nello stesso Campanone ed aggiungendovi la repetizione delle mezz’ore, che sonassero nella Campana, ove suonano al presente le ore: del che tutto parimenti è stata formata la Perizia che sentiranno ascendente alla somma di altri sc. 88 romani.

 Si spenda per mandar alla stesa il Campanone e per accomodar ‘orologgio, far batter l’ora in d.° Campanone e aggiungervi la repetizione delle mezz’ore.

La spesa di mandare alla lunga il Campanone è pur troppo necessaria ed è utile per questo Pubblico specialmente perché così resta più sicura la sua durata, come altresì non meno utile e necessario è l’accomodamento del pubblico Orologgio, e con tale occasione anche di far sonare le ore nel d.° Campanone e di aggiungere le mezz’ore a norma della Proposta. Onde approvandosene da questo Consiglio le perizie, potranno queste mandarsi in Udienza per la necessaria approvazione, e quindi i medesimi due Sig.ri Deputati Soprastanti alla fusione del nuovo Campanone potranno favorire di sopraintendere anche a queste aggiunte; ed a essi si danno tutte le facolta di stipularne l’Apoca colli Artefici e di apporvi quelle condizioni che li sembreranno più vantaggiose per il pubblico bene.

(Parzialmente pubblicato in Tabarrini 1969, pp. 16-17 e ripreso in Ambrogi, Farneti pp. 129-130).

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1769, ottobre 25 

Consiglio Comunale.

 [Interviene il gonfaloniere Gabriele Tondi]

I Sigg.ri Dep.ti del Campanone riferiscono esser necessario di fare il battocco nuovo, per il quale vi occorrerà la spesa di sc. 30 romani benché però si spera di potersi vendere a prezzo ragionevole i tre battocchi vecchi che vi sono. E sebbene questa sia una spesa annessa alle altre necessarie per tale opera; nondimeno vogliono averne l’oracolo di questo Consiglio.

 Battocco per il nuovo Campanone.

Troppo necessario è il battocco buono e proporzionato per il nuovo Campanone e però si rimette all’arbitrio dei Sig.ri Deputati anche la costruzzione del medesimo e la vendita dei vecchi, secondo la loro prudenza.

Tutti si riportarono.

(Parzialmente pubblicato in Tabarrini 1969, p. 17 e ripreso in Ambrogi, Farneti p. 130).

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1770, febbraio 18
            Consiglio Comunale.

Nolo all’appaltatore della Pescaria occupata per il Campanone.

Avendo questo Pubblico equità e riguardo a Domenico Celli, appaltatore della Pescaria, il quale non ha potuto esigere da’ pesciaioli il solito perché non aveva la piena libertà del fondo destinato ad uso di d.a Pescaria, per essere stato occupato la maggior parte del suo appalto per la struttura del nuovo Campanone; perciò è venuto in sentimento per nolo di d.° fondo paoli trenta da ingropparsi colle spese di d.° Campanone.

(Pubblicato in Tabarrini 1969, p. 18 e ripreso in Ambrogi, Farneti p. 131).

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1770, marzo 20
            Campanone nuovo.

In questo giorno fu fatto il tiro del nuovo Campanone Pubblico da Piazza Grande al Campanile di Palazzo, ove fu riposto e collocato sonabile alla distesa, cosa non più in addietro praticata, e che riescendo mirabilmente, con facilità e senza pericolo alcuno, reca a tutti maraviglia e stupore. Questa nuova opera del Campanone, il quale gu gettato e fuso il dì 30 ottobre 1769 anno scorso, e benedetto dal nostro Mons.re Ill.mo e Rev.mo Mons.re Vescovo[32] lì 27 gennaio prossimo passato con i soliti nomi di Maria Battista Ubaldo a norma delle Sacre Immagini dei SS. Protettori unitamente con quella di Gesù Cristo in Croce ivi impresse, nell’istesso Voltone della Pescarìa ove fu fuso colla previa Benedizione della fornace fatta dal Sig.re Cappellano pubblico[33], e con numerosissimo concorso di Popolo, questa opera, dissi, è una delle più eccellenti e perfette che siano state fatte nel decorso di tanti anni dal celebre e rinomatissimo Fonditore Sig.re Giovanni Battista Donati Aquilano vecchio ormai cadente, tanto se si riguarda la forma della campana, la qualità del metallo, la pulizia del lavoro e la bellezza de’ rabeschi etc., quanto ancora se si consideri la bontà del suono e della tuba[34]. Il suo vero giusto ed esatto peso è di libre Cinquemila ottocento novanta quattro, libre 5894[35]  a tenore del minutissimo peso fattone con la Stadera di d.° Sig.re Donati venuta dall’Aquila a tale effetto, coll’assistenza di me Seg.rio Pubblico, e del Sig.re Gonfaloniere Sebastiano Cavallini, Periti, etc. e Not.i etc. coll’intervento dell’Ill.mo Gonfaloniere e delli Sig.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci Deputati etc., e alla presenza de’ Sigg.ri  Francesco Ansidei e Alessandro Minelli testj specialmente chiamati etc., e di molto Popolo spettatore e presente etc.; a norma ancora dell’esattissimo campione da noi medesimi presenti coll’assistenza e presenza delli suddetti di poi fatto fralla d.a Stadera grossa e quella dell’Annona Olearia, colla quale fu consegnato il metallo in fornace. Onde siccome il Campanone vecchio ridotto in pezzi fu trovato del solo peso libre 4602 (sebbene quel billico allora fatto in mancanza di Stadera capace lo dasse di libre 5679) così il moderno cresce più di quello di libre 1292. L’iscrizione intorno è la seguente:

D.nus Nr. Jesus Christus per intercessionem SS.mae Conceptionis B.tae Mariae Virginis, et SS.rum Jo.is Bap.tae, et Ubaldi, liberet Civitatem istam a flagello terremotus, a fulgure, et tempestate, et ab omni malo. Amen = Facta Mense Octobris A. D. 1769. Pnt. Clem. XIV An. I a Jo:Bap.ta Donati, et a Discipulo Angelo Maria[36] Aquilanis =[37]

L’apoche, perizie, licenze di S. E., note di spese e annotazioni etc. si vedano tutt’ insieme in fascetto[38] risposto nella filza corrente delle spese coll’occhio[39]: = Campanone pubblico nuovamente fuso l’anno 1769 e posto in opera l’anno 1770 =.

Anton Nicola Tei Notaro e Segretario pubblico.

(Pubblicato in Tabarrini 1969, pp. 18-19 e ripreso in Ambrogi, Farneti pp. 132-133.)

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1770, marzo 22
            Contratto per il batoccolo del Campanone.

Al nome di Dio Amen. Adì 22 Marzo 1770.

Per la presente etc. da valere quanto un pubblico e giurato instrumento etc. si dichiara qualmente Mastro Girolamo[40] Capodacqua di Foligno promette e si obbliga di fare il nuovo Battocco della Campana maggiore di questo Pubblico, chiamata il Campanone, coll’infrascritti patti e condizioni concordate coll’Ill.mi Sigri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci Deputati dall’Ill.ma Comunità per tale effetto etc. presenti e contraenti etc. e non altrimenti etc.

1°) Che il d.° Artefice sia obbligato di fare d.° Battocco di ferro di Brescia, esclusa qualunque altra sorta di ferro e che questo sia fatto ad uso d’arte e di tutta perfezzione e secondo il modello che gli verrà qui consegnato dal Sig.re Gio: Battista Donati Fonditore di d.° Campanone.

2°) Che il medesimo Artefice sia obbligato mantenere d.° nuovo Battocco per il tempo di anni tre dal giorno che si metterà in opera e che debba darlo compito per la prossima Settimana Santa.

3°) Che il mentovato Artefice debba contentarsi di ricevere per prezzo di d.° Battocco baj. undici la libra secondo il peso che si farà qui in Gubbio, compresovi il ferro e fattura e tutt’altro che potesse occorrere per la costruzione del med.°, il che tutto vada a sue spese.

4°) All’incontro poi il med.° M.ro Giovachino debba riprendere in conto di prezzo li tre vecchi Battocchi del med.° Campanone che esistono in questo pub.° Palazzo e questi per il prezzo di baj. tre la libra al peso sud.°.

5°) Che il trasporto del sud.° nuovo Battocco debba farsi a spese di questo Pub.° da Fuligno a Gubbio; ed all’incontro i vecchi debbano vendirglisi o sia darglisi in compenso come sopra in questa città, senzaché il Pub.° debba soccombere a spesa alcuna per trasportarli.

Per la piena osservanza di che tutto etc. li sudd.i Ill.mi Sig.ri Deputati obbligarono tutti i beni di d.a Ill.ma Comunità di Gubbio, il d.° M.ro Giovacchino Capodacqua poi tutti e singoli suoi benei ed effetti, se stesso ed eredi etc. nella più ampla forma della Rev. Cam.a Ap.lica colle solite clausole e rinunzie etc. In fede etc.

Io Antonio Chiocci obbligo come Deputato a quanto sopra mano propria.

Io Giacomo Fabiani Deputato come sopra obbligo nel modo sudetto mano propria.

Io Gioachino Capodaqua mi obbligo quanto sopra mano propria.

Io Camillo Massarello Massarelli assieme con il S.re Vittorio Fiori e Francesco Passamonti fui testimonio quanto sopra mano propria.

Io Vittorio Fiori assieme col sud.° Sig.e Camillo Massarelli ed il Sig.e Francesco Passamonti fui testimonio quanto sopra mano propria.

Io Francesco Passamonti asieme con il Sig.re Camilo Masarelli e Sig.re Vittorio Fiori fui testimonio a quanto sopra mano propria. 

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1770, marzo 22
            Dichiarazione di Gioacchino Capodacqua.

Confesso io sottoscritto di aver avuto e ricevuto dalli Nobili Sig.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci Deputali dell’Ill.ma Comunità di Gubbio zecchini due romani effettivi per caparra e principio di pagamento del sud.° Battocco. In fede etc. dico di paoli sc. 4,10.

Io Gioachino Capodaqua mano propria.

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1770, marzo 26
                 Avere del Sig.re Gio: Battista Donati Campanaro.

Per libre 822 metallo messo del proprio per il Campanone a baj. 17 la libra a tenore dell’apoca.

sc.     139,74 

 

Provisione accordata al medesimo a tenore della sud.a apoca

sc.     250,00

Per l’importo delle raole, detratto il metallo del Pubblico

sc.          6,79

 

Per libre 8 soattolo a baj. 24

sc.          1,92

E più per fattura

sc.          0,20

 

E più per una giornata per incastrare le raole

sc.          0,20

Avere in tutto

sc.     398,85 

 

Ricevuto del med.° in più volte

sc.    232,00

 

Dati il presente giorno in 3 cedole

sc.    140,00

 

E più

sc.       1,85

 

Rilassati del med.° per sua mera liberalità a favore del Pubblico

sc.      25,00

 

 

sc.    398,85

Adì 26 marzo 1770

Io Gio: Batt.ta Donati ho riciuto la sudetta somma in saldo come sopra avendo rilasciato per buon miei fini scudi 25 come sopra [...] quali denari desidero che si applicassero per la statua di S. Ubaldo in ornamento e decoro della città sudetta.

Io sudetto Gio Batt.ta Donati mano propria

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1770, aprile 4
   
         
           
Consiglio Comunale
 

[Interviene il gonfaloniere Orazio Mengacci]

Per quanto mi hanno riferito i Sig..ri Deputati nel nuovo Campanone, oltre alli sc. 300 presi già a censo a tenore della prima perizia, del Consiglio di Credenza tenuto lì 23 aprile e del Generale celebrato lì 4 maggio dell’anno scaduto e oltre li sc. 50 dati da persona benevola come in d.° primo Consiglio; vi occorreranno almeno, finiti che siano tutti i lavori nel campanile di legnami, vernigi etc. e venuto  che sia il nuovo battocco, altri scusi dugento sc. 200 romani; e questi non solo per il crescimento delle spese non considerate in d.a prima perizia e specialmente per mandarlo alla stesa, per cui, come fu risoluto nel susseguente Consiglio delli 26 settembre a norma di altra perizia ivi portata, vi si richiedeva la spesa di sc. 50,90 e per il detto nuovo battocco a norma dell’ultima risoluzione presa nel Consiglio delli 27 novembre; ma molto più per il crescimento di libre 822 di metallo, quali al prezzo di baj. 17 la libra stabilita nell’apoca importano sc. 139,74 di moneta romana. Siccome adunque la Cassa Comunitativa ritrovasi esausta di denari, converrà prendere ad interesse anche la prefata somma di scudi 200 al 4 per 100 ragione ora corrente ed averne le necessarie facoltà dal Consiglio Generale e quindi da S. E. Padrona.

 Si porti in Consiglio Generale di prender a censo altri sc. 200 per il Campanone.

[Interviene Vincenzo Fabiani]

Sarà necessario di prendere li altri sc. 200 romani a interesse per pagare le ulteriori pese del nuovo Campanone a norma parimenti della proposta. Onde potere venirsene alla necessaria risoluzione nel Generale Consiglio e poi richiederne l’approvazione di S.E.

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1770, aprile 13

Dichiarazione di Gioacchino Capodacqua.

Adì 13 Aprile 1770 confesso io sottoscritto di aver ricevuto dalli sudd.i SSig.ri Deputati oltre li tre Battocchi vecchi, che essendo libre 499 a bai. 3 la libra, come nella presente apoca importano sc. 14,97 e oltre li sud.i sc. 4,10 altri sc. 10,90 romani per saldo del prezzo del nuobo Battocco sud.° che essendo di peso libre 244 a baj. undici la libra importa scudi 26,84 e del porto, gabella e cibarj etc. ascendenti a sc. 3,13. In fede[41].

Io Gioachino Capodaqua mano propria.

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1770, ottobre 10

Giacomo Fabiani da Marano (Gubbio) ad Antonio Chiocci.

Sig.re Ant.° Stim.° Sig.re P.rone Col.mo
    Per ubbidirla ho dato una scorsa nel Giornale da presentarsi al Consiglio per il rendimento de’ conti della spesa occorsa per la fusione del nuovo Campanone, ed altro etc., come anche al ristretto dì d.° Giornale, così all’uno che che nell’altro non ho trovato che aggiungere e correggere. Ciò che ho avertito è la gran briga che Lei ha avuto per la buona riuscita dell’opera e la sofferenza che ha meco usata di essersi addossata quella porzione di peso che dovevo ancor io portare, dispiacendomi di non potre corrispondere a tante finezze se non con rinovargli i miei più distinti ringraziamenti
[42]. Se stimasse bene, si potrebbe suggerire al Sig.re Segretario di fare risaltare nella proposta che intanto la spesa ha sormontato il mezzo migliaro, stante l’aggiunta del metallo nella considerabile quantità di libre 822, costruzzione del castello per fare andare d.° Campanone alla stesa e nuovo battaglio fatto fare in Foligno e che ora essendo stato pesato con stadiera ‘ di libre 5895, conforme Ella ha accennato in fine del suo Giornale e che stimarei necessario farne fare il registro anche ne? libri delle Riforme, perché le carte volanti che si pongono in filo si vanno perdendo con facilità. Le ritorno i tre quinternetti trasmessimi e qui col desiderio de’ suoi comandi mi ripeto quale sono e sarò sempre

Di Lei Sig.re Ant.° Stim.o

Dev.mo ed Obb.mo Serv.e V,°

Giacomo Fabiani

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1770, novembre 24 

        Consiglio Comunale. 

[Interviene il gonfaloniere marchese Scipione Fonti Zeccadoro]

I Sigg.ri Giacomo Fabiani e Antonio Chiocci volendo render conto delle spese occorse per il nuovo Campanone, di cui hanno avuto la sopraintendenza, fanno istanza che da questo consiglio vengano eletti due deputati con tutte le necessarie facoltà per farne la formale revisione. 

Si faccia la revisione e quietanza delle spese del nuovo Campanone.

 [Interviene il conte Galasse Beni]

Quantunque l’onestà, illibatezza e vigilanza de’ Sig.ri due Soprastanti all’opera del Campanone non ammettano alcuna dubbiezza, né esigano formale revisione, tuttavia per aderire allo stile ed alle loro istanze, si degni l’ll.mo Sig.re Gonfaloniere di venire alla nomina di due Sig.ri Deputati che sopraintendano a tale revisione con dar loro tutte le necessarie facoltà di farne, in pubblico nome, occorrendo, anche qualunque quietanza.

Deputati per la revisione del Campanone.

 I Sig.ri Cav.e Vincenzo Fabiani e Bernardino Nuti, per la revisione e quietanza delle spese del nuovo Campanone[43].

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[20] I documenti sono tratti dal fascicolo “Campanone pubblico nuovamente fuso l’anni 1769 e posto in opera l’anno 1770” compilato dal segretario comunale Anton Nicola Tei.
Si trascrive prima il “Giornale” e poi il “Transunto” o sommario.
[21] Guidubaldo Nuti.
[22] Alla fine del mandato ogni gonfaloniere lasciava al successore un pro-memoria con la lista delle cose da portare avanti. Di questi memoriali se ne conservano moltissimi e sono estremamente interessanti.
[23] Interviene il conte Galasse Beni.
[24] Come si evince dal documento del 10 ottobre 1770 il ruolo svolto da Chiocci fu nettamente superiore rispetto a quello del collega.
[25] Particolare tipo di cuoio lavorato impiegato per fare corregge.
[26] Emolumento.
[27] Rifondere.
[28] Anton Nicola Tei.
[29] Il meno che si può dire è che gli auspici del gonfaloniere Marini si sono effettivamente realizzati.
[30] Cioè il Legato della provincia di Pesaro-Urbino.
[31] Un libbra equivaleva a 330,8 grammi.
[32] Monsignor Paolo Orefici, vescovo di Gubbio dal 1768 al 1785.
[33] Don Giuseppe Cecchetti.
[34] Chiave, tonalità.
[35] Q.li 19,66. Altezza col ceppo m. 2,68; diametro della bocca m. 1,41; peso del battente kg 98 (Tabarrini 1969). [Un libbra equivaleva a 330,8 grammi].
[36] L’ultima “a” è stata aggiunta in un secondo momento. Ne ignoro il motivo.
[37] La scritta dedicatoria si sviluppa su tre righe ed è riportata in Ambrogi, Farneti 1992, p. 32: † DOMINUS NOSTER IESUS CHRISTUS PER INTERCESSIONEM SANCTISSIMAE CONCEPTIONIS BEATAE MARIAE VIRGINIS ET SS. IOHANNIS† †BAPTISTAE ET UBALDI LIBERET CIVITATEM ISTAM A FLAGELLO TERREMOTUS A FULGURE ET TEMPESTATE ET AB OMNI MALO AMEN† †FACTA MENSE OCTOBRIS A.D.MDCCLXIX PONTIF. CLEMENTIS XIV AN. I A IO: BAPTISTA DONATI ET A DISCIPULO ANGELO MARI AQUILANI†
[38] Fascicolo.
[39] Titolo del fascicolo trascritto nella presente dispensa.
[40] In realtà Gioacchino.
[41] Non si trascrivono i conteggi analitici allegati alla ricevuta.
[42] Aggiunta di altra mano: “Si pregano da Antonio Chiocci li SS.ri Deputati a voler fare la relazione in Consiglio a norma del suggerimento che pone nella presente il Sig.re Jacomo Fabiani”.
[43] AI due revisori sottoscrissero il “transunto” finale il 24 dicembre 1770.
 

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Documenti Contabili


Giornale di tutto ciò che si spende per la fusione del nuovo Campanone, fattura del nuovo Batocco, e mandare alla distesa il d.° Campanone.

Adì 25 settembre 1769

 

Adì 08 novembre 1769

Adì 13 novembre 1769

Adì 22 novembre 1769

Adì 20 aprile 1770

Adì 26 aprile 1770

Adì 27 aprile 1770

Adì 26 marzo 1770

Adì 24 dicembre 1770

Adì 25 settembre 1769  

Travi num. quattro di piedi tredici[44] l’uno, grossi un piede, ed un terzo di faccia per i forbicioni[45] ad un paolo il piede sono  

 sc.

 

5,20

Un trave grosso un piede e mezzo, e lungo piedi venti per sostegno del Campanone a baj. dieci il piede importa

 sc.

2,00

 

Due travi di piedi sedici di lunghezza, e grossi un piede scarso per allacciare li suddetti forbicioni

 sc.

1,60

 

Due travi di piedi dodici di lunghezza, e di faccia un piede, e mezzo ad un paolo il piede importa

 sc.

 1,20

 

Travi numero cinque in tutto piedi cinquantacinque per fare la scala a baj. sette il piede importa

 sc.

3,85

 

Un trave comprato dal Sig.re Mengacci[46] di piedi 14 a baj. otto il piede importa

 sc.

1,12

 

Tavoloni di cerqua per fare li scalini, e scala zoppa piedi buoni num. trenta due, che a paoli due il piede importano

 sc.

6,40

 

Per trasporto di detti mezzuli, e parte de travi, che si sono comprati fu speso uno scudo

 sc.

1,00

 

Per far segare, e ripulire li travi per risparmio de’ falegnami si spesero baj.

 sc.

0,85

 

Falegnami Bartolini fece undici giornate, che a paoli due il giorno comprese l’ore che hanno lavorato di notte sono

 sc.

 

 2,20

Monacelli per undici giornate comprese come sopra

 sc.

2,20

 

Gnagnino per dieci giornate comprese come sopra

 sc.

2,00

 

Ruspetti per numero undici giornate comprese come sopra, e di più ha fatto mezza giornata, che a baj. quindici il giorno importa  

 sc.

1,72:2:½

 

Il garzone di Monacelli fece undici giornate comprese come sopra a baj. otto il giorno, e più per diverse altre facende gli fu dato in tutto  

 sc.

 1,08

 

Carletto segatore per diverse opere ebbe per saldo
 

 sc.

0,28

Muratori; Mastro Andrea Menichetti per guastare la scala, e rifare il pilastro fece giornate numero tre che a paoli due il giorno sono  

 sc.

0,60

 

Un garzone fece tre giornate a baj. 13:1 il giorno  

sc.

0,39:3 

Un garzone fece tre giornate a baj. 13:1 il giorno

sc.

0,39:3
 

Venne Vincenzo nipote di Mastro Andrea fece una giornata a baj. 18 il giorno sono

 sc.

0,18

 

Un garzone fece una giornata

sc.

0,13:1
 

Un altro garzone fece una giornata

sc.

0,13:1

Per una mina[47] di gesso baj. 22

sc.

0,22
 

Per tre some[48] di calcina smorzata a baj. 17:2:½

sc.

0,52:2:½

Per tre some di rena importa

sc.

0,06
 

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Adì 8 novembre [1769]

si pagarono li muratori cioè Mastro Andrea fece due giornate, ma siccome perdette tempo ho lasciato mezza giornata  
 

 

 

 

sc.

 

 

 

0,30

Vincenzo nipote del sudetto Mastro Andrea Menichetti fece due giornate ebbe per saldo

 sc.

 0,36

 

Andrea garzone fece due giornate, che a due giulj il giorno sono

sc.

0,25:3

 

Francesco Vantaggi, ed il mulo fecero due giornate tra tutti e due, e gli fu dato in tutto

 sc.

0,25:3

 

Sardone fece una giornata, e per saldo ebbe

sc.

0,12:4
 

Per certo vino dato a quelli che ajutarono per certe facende, e fu dato ad uno mezzo paolo, ed il restante per il detto vino cioè quattrini sedici in tutto  

 sc.

0,08:1

 

Fabro Mastro Innocenzo Menghini fece numero 200 chiodi grossi per la scala zoppa, che pesarono libre 34, once 6 a baj. sei la libbra in tutto ebbe per saldo  

 sc.

 2:07

 

Il Menghini fece certe chiavi, e viti per fortificare li forbicioni libre 17, once 6 a baj. sette tutto ferro lavorato ed altro ferro accomodato in tutto di diede  

 sc.

1,34

 

Si comprarono libre 11 di candeli acciò tutti li falegnami lavorassero prima delle dieci ore nel mese di novembre, e si spese per tale compra  

 sc.

0,66

 

Per numero quattro lucernari si pagarono

sc.

0,04
 

Per dare da bevere a quelli che misero giù li legni del Campanone, e pagamento di mezza giornata ad un falegname in tutto sei persone  

 sc.

0,20

 

Per chiodi sottili furono spesi

sc.

0,06
 

A Carletti Regnicolo per far riconoscere il lavoro si diedero baj. 2

sc.

0,02

 

Li Zucconi per aver careggiato tutti li legni del campanone, armatura, scala zoppa, forbicioni, e numero otto travi per fare il castello coll’obbligo di riportarli alli padroni ebbero  

 sc.

1,50

 

Si sono comprati numero 6 mazzetti per farne uno per Monsig.re, e due per li SS.ri Can.ci assistenti per la benedizione del Campanone, e si spesero baj. 15 l’uno importò  

 sc.

0.90

 

A Carlo Pacini per aparare la Pescheria, laoro, chiodi, spago gli furono dati paoli sette

 sc.

0,70

 

Al Maestro di cerimonie furono dati per tutto ciò che occorreva per tale funzione di panigelli, incenso, sponga ed altro paoli dodici  

 sc.

1,20

 

Il Pizi ha fatto per attendere alli detti lavori, ed anche lavorare, misurare, soprasiedere numero 30 giornate, ha avuto  

 sc.

 6,50

 

Per tre garzoni, che lavorarono nel campanile, ed altri luoghi fecero tre giornate, ed ebbero

 sc.

0,39

 

Muratori; Mastro Andrea fece una giornata

sc.

0,20

 

Vincenzo Nipote di Mastro Andrea fece tre giornate e due terzi, ed ebbe

 sc.

0,64

 

Sardone fece mezza giornata

sc.

0,06:2
 

Pennino fece mezza giornata

sc.

0,06:2
 

Andrea fece tre giornate, e mezzo

sc.

0,44:4
 

Santi fece tre giornate

sc.

0,38:2

Curzio una giornata

sc.

0,12:4
 

Sardone una giornata

sc.

0,12:4
 

Un altro garzone mezza giornata

sc.

0,06:2
 

Un contadino ajutò, e gli si diede mezzo paolo

sc.

0,05
 

Pennino garzone fece una giornata, ed ebbe

sc.

0,12:4
 

Rena due some  

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sc.

0,04
 


Adì 13 novembre 1769

  Spese per guastare li legni del vecchio Campanone

 

 

 

Falegnami; Bartolini fece una giornata

sc.

0,20
 

E più mezza giornata per calarli in piazza, ed incupire più un trave fatto

 sc.

0,10

 

Gnagnino fece una giornata per terminare la scala zoppa

sc.

0,20
 

Gnagnino per comporre l’intavolato della scala una giornata

sc.

0,20

 

Gnagnino per fare l’intavolato, e stabilirlo una giornata

sc.

0,20

Bartolini, e Gnagnino fecero una giornata

sc.

0,40

Li suddetti fecero mezza giornata

sc.

0,20

Li suddetti fecero mezza giornata

sc.

0,20

Il figlio di Barba nera per ajutare a Gnagnino si diedero baj. sei

sc.

0,06

 

Gnagnino fece una giornata

sc.

0,20

Il Bartolini, e Gnagnino fecero mano d’una giornata, e gli si diedero

sc.

0,25

 

Gnagnino fece una giornata per fare il verocchio[49] per tirare su li legni, ed il Bartolini fece mezza giornata

 sc.

0,30

 

Gnagnino, ed il Bartolini fecero una giornata

sc.

0,40

 

Furono tirati su nel campanile li forbicioni, ed altri legni, e per tale effetto si scelsero otto contadini a quali furono dati  

 sc.

0,80

 

Dati a Zuccone con due altri contadini che trasportarono certi travi

sc.

0,12

 

Al figlio di Giovanni Ricci ajutò a tenere il canape, e fece diversi altri servizj, e gli si diedero

 sc.

0,02

 

Spesi per il vino per tutta la gente, che ajutò a tirare su li legni, ed assistere a moltissime incombenze

 sc.

0,16

 

Gnagnino, ed il Bartolini fecero una giornata per stabilire li forbicioni

sc.

0,40

 

Gnagnino fece una giornata per il suddetto effetto

sc.

0,20

 

Il Pubblico risolvette per consiglio tenuto li ... febbraio 1770[50] di dare all’appaltatore della Pescheria per il danno che ha patito per non possederla scudi tre  

 sc.

3,00

 

Conto di tutto ciò che il Sig.re Gonf.re Manentoli[51] fece fare per risarcire la nova Pescheria presa a nolo dalli Francescani vicino alli monti col patto di baj. 25 il mese.
 

 sc.

 0,16

 

Il Sindaco[52] fece una giornata a baj. 16

sc.

0,16
 

Un garzone fece una giornata

sc.

0,13:1
 

Due garzoni

sc.

0,07:2½

Chiodi

sc.

0,04
 

Un terzetto [53] di gesso

sc.

0,03:1
 

Per un calcagnolo [54] alla porta

sc.

0,02
 

Spesi per due garzoni, che fecero diverse facende e andiedero a S. Girolamo per la cariola

 sc.

0,18

 

Per nolo di tutto il mese di Marzo si diedero alli Francescani per saldo

sc.

0,25

 

Si comprò dall’Ospedale il legno per il ceppo del Campanone, e fu stimato da due periti paoli ventiquattro

 sc.

2,40

 

Il nipote di Mastro Andrea fece una giornata nel campanile

sc.

0,18

 

Un garzone fece tre giornate; una e mezzo nel campanile, mezza assisté alla pesa, e l’altra tra la condottura del Campanone in piazza, e diversi altri lavori nel campanile  

 sc.

0,60

 

Conduttura del Campanone in Piazza con tre para bovi gli furono dati paoli nove

 sc.

0,90

 

Due paoli furono spesi per rinfresco a tutti quelli che ajutarono

sc.

0,20

 

Per far pulire la strada della Pescheria fino in piazza Grande alli ragazzi si diede un paolo

 sc.

0,10

 

Certi contadini, che portarono certi legni per condurre il Campanone in piazza ebbero

 sc.

0,10

 

Muratori; Maestro Andrea fece con tre garzoni mezza giornata, ed ebbe

 sc.

0,30

 

Il nipote del suddetto fece una giornata ebbe

sc.

0,10

 

Il Sindaco per certe facende fatte ebbe

sc.

0,12

 

Il Bartolini per aver fatto il ceppo del Campanone: pale, manfani, ebbe paoli venticinque, e fece anche cinque giornate per altri lavori, in somma ebbe paoli trentacinque in tutto  

 sc.

3,50

 

Il Sig.re Ranghiasci vendette certi legni che dovevano andare per nel ceppo per mandare alla distesa il Campanone per il prezzo di paoli nove  

 sc.

 0,90

 

Il Paoletti diede libre 35 di ferro per armare il ceppo del Campanone a baj. 4 la libbra

 sc.

1,40

 

Vino dato per quelli che portarono i legni nel campanile in denari diedi

 sc.

 0,06

 

Un tavolone comprato per la cariola, e si spesero

sc.

0,20

 

Si diede un paolo a quello che fece l’incastri per mettere le raole, ed altre facende

 sc.

0,10

 

Gnagnino per aver strappato in campanile un ferro, e piarlati certi legni, ebbe un paolo

 sc.

0,10

 

Diedi al nostro campanaro per aver fatta una giornata un paolo

sc.

0,10

 

Per provare, e mettere il doppio sei persone, e si spesero baj. sei

sc.

0,06

 

Al Menghini per certi anelli

sc.

0,05

 

Si spese per certe tavole servite nel campanile

sc.

0,15
 

Per far guastare tutte l’armature, riporre tutti li legni, fatigare nel campanile in numero di sei persone tra falegnami e garzoni; in tutto gli diedi  

 sc.

0,60

 

Fabri Mastro Giurancavallo fece molti lavori, cioè li cerchi per il ceppo, le tirelle, le spine, zeppe ed altro come dalla sua lista deve avere scudi sei, e baj. sessantaquattro, ma in riguardo del Pubblico si è contentato soltanto di scudi sei  

 sc.

6,00

 

Per risarcire il campanile spesi per gesso

sc.

0,37

 

Mastro Andrea Menichetti per aver imprestato le girelle, li funicchi per tutti li tiri delli legni, averli tutti messi giù, e tutte le tavole per l’armatura gli si sono dati paoli venticinque coll’obligo di riporre i legni al suo luogo  

 sc.

2,50

 

Ferro comprato dal fabbro che sta vicino alla Madonna del Ponte libre 49 a baj. 4 la libbra importa  

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 sc.

1,96

 

 

 

Adì 22 novembre 1769  

Per alzare il Campanone si spese per opere numero sette
 

 

 

 

sc.

 

 

 

0,21

Per trasportare i legni alla pescherie

sc.

0,06
 

Per li lumi

sc.

0,03
 

Bartolini, e Gnagnino, che fecero i forbicioni, ed alzarono il Campanone ebbero

 sc.

0,30

 

Per trasportare due travi da S. Lucia fino alla fonderia si spesero baj. sei  

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 sc.

0,06

 

 

 

Adì 20 aprile 1770

 

Gnagnino fece giornate numero quattro

 

 

 

 

sc.

 

 

 

 

0,80

Al sindaco per aggiustare tanto la pescheria del Publico quanto per accomodare il fondo preso dalli padri di S. Francesco così d’accordo gli si diedero  

 sc.

0,40

 

Si comprarono certi chiodi per baj. 4

sc.

0,04
 

Per mettere il soattolo al battocco e mettere il doppio tre volte per quattro persone si diedero baj. 12

 sc.

0,12

 

Gnagnino per accomodare certe tavole, mettere certi appoggiatori alla scala per andare nel campanile ebbe

 sc.

0,20

 

Pacini servitore del Publico per sue fatighe ebbe un paolo

sc.

0,10

 

Alli ragazzi che portarono le stadiere per pesare il nuovo battocco

sc.

0,02

 

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Adì 26 aprile 1770

Lista del Pizi

Un trave servito per gli appoggiatori della scala zoppa e piano dove si suona il Campanone piedi 16,1 a baj. otto il piede

 

 

 

 sc.

 

 

 

1,32

 

Per sagatura del medesimo trave

 sc.

0,25
 

Un trave che si è posto in cima al campanone per sonarlo a ceppo lungo piedi 18, che fu segato un pezzo per mettersi nel piano dove si suona il detto Campanone e baj. otto il piede  

 sc.

0,09

 

Per un funichetto lungo undici passi, e mezzo, che serve per sonare il Campanone alla stesa

 sc.

0,50

 

A Mastro Giovanni Pizi nel prestare il funicchio, per sostenere il Campanone, gli si ruppe, perciò fu regalato, come ancora prestò otto travi per fare il castello alli varocchi per tirare su li legni, ed il Campanone, come ancora un trave, che reggeva le girelle per tirare su li detti pesi, e gli fu dato per recognizione per la suddetta lista porta la somma di  

 sc.

 1,00

 

La suddetta lista porta la somma di sc. 4,60  

 

 

 

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Adì 27 aprile [1770]

fu accomodato il tetto, rimessi giù li legni del campanile, chiuso il tetto della loggia. Mastro Gregorio, ed il figlio muratori ebbero paoli tre, due garzoni paoli due, un garzone baj. sette ed il sindaco baj. sedici in tutto  

 

 sc.

 

0,73

 

Lista del Pizi

 

 

 

Bastiano lavorò tre giornate

sc.

0,60  
 

Nicolò Passamonti col suddetto che incastrarono li due travi da piedi li forbicioni, misero li parapetti al piano ove si suona, misero tre vergoli alli merli in faccia la scala zoppa, come dalla detta lista  

 sc.

0,60

 

Comprò un trave di cerqua piedi quindici lungo nel quale si è incastrato il ferro nominato il sette per sonare il Canpanone a tocchi  

 sc.

1,34

 

Tre vergoli che servono per li parapetti, e fianchi della scala zoppa

 sc.

0,09

 

Corda libre sei rinforzata per sonare il Campanone

 sc.

0,33
 

Dati per nolo delle taglie, canape, corde servite per certi legni

 sc.

0,15

 

Si ruppe un canape piccolo, che per farlo accomodare si diedero paoli due

 sc.

0,20

 

Un garzone lavorò più di mezza giornata, ed ebbe

 sc.

0,07

 

Il Pizi fu pagato delli modelli per sonare il Campanone a tocchi, ed aver assistito al suddetto lavoro, ebbe paoli tre  

 sc.

0,30

 

E più per il vino

 sc.

0,02
 

La suddetta lista del Pizi è di  sc. 3,70

 

 

  

E più per due giornate da falegname, che lavorò il Bartolini, ed ebbe paoli quattro

 sc.

0,40

 

E più per certe persone, che ajutarono a mettere il doppio, ed a portare nel salone la roba per pesare

 sc.

0,15

 

E più mezzo paolo per certe cordelle

 sc.

0,05
 

E più per chiodi

 sc.

0,13
 

Il Menghini fabbro della chiave, che stava nel campanile, e fu strappata perché impediva il poter suonare il Campanone alla stesa, ne fece il ferro chiamato sette per sonare il Campanone a tocchi, ed ebbe per saldo baj. 96  

 sc.

0,96

 

Il sindico per certe sue fatighe fatte per il Campanone ebbe

 sc.

0,20

 

Per numero quindici di chiodi grossi che servirono per cavigliare parte della scala zoppa e diversi legni furono presi  

 sc.

0,42

 

Nota delle vernigi

Gioachino Magoni per far le vernigi e darle a tutti li legni del campanile per tre volte ha fatto giornate numero sei che a baj. 25 il giorno importano  

 

  sc.

 

 1,50

 

Al giovane del Magoni per il suddetto effetto fece numero quattro giornate che a baj. 15 il giorno sono

 sc.

0,60

 

Il campanaro del Publico fece tre giornate col dare la vernige in quelli luoghi dove li suddetti non potevano andare per esser posti pericolosi ed ebbe  

 sc.

 0,30

 

Olio di seme di lino per far le vernigi in tutto libre 70 a baj. quattro e mezzo la libra importa

 sc.

3,15

 

Biacca [55] libre nove che a baj. 8 la libra importa

 sc.

0,72

 

Letargirio [56] libre dieci, cioè libre due a baj. otto la libra e libre otto a baj. sei la libra che l’importa in tutto

 sc.

0,64

 

Per li penelli che comprò il d.to Magoni furono spesi paoli due

 sc.

0,20

 

Per fuoco per far bolire due cotte d’olio baj.

 sc.

0,06

 

Terra rossa minerale libre 35 che a baj. 2 q.ni 2 la libra importa in tutto

 sc.

0,84

 

Verde rame due libre importa

 sc.

0,25
 

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Adì 26 Marzo 1770

lista riportata

Provisione del Campanaro come per apoca
 

 

 

 

sc.

 

 

 

250,00

 

Per importo di fatture ed agiunte di metallo delle raole come dal conto del Publico Computista

 sc.

6,79

 

Per libre otto di soattolo a baj. 24 la libra come del d.to conto

 sc.

1,92

 

Per mettere le sud.te raole, agiustarle tanto al giovane del campanaro, quanto per cuscire il soattolo come dal detto conto  

 sc.

0,40

 

Per saldo di tutti i mesi che il Fonditore Sig.re Giambattista Donati Aquilano si è tratenuto in casa del Sig.re Bruni che ha sofferto di dargli soltanto l’aloggio, si diedero scudi quindici  

 sc.

 15,00

 

Per provisione del Sig.re Segretario Tei per aver fatto molti instrumenti, apoce ed altro come dalla sua lista e riceuta si diedero  

 sc.

2,00

 

Somma la spesa a

 sc.

384,70
 

Nota delle spese excogitate ed agiunta di metallo nel Campanone ed altro etc.

Metallo agiunto libre ottocento ventidue, che a baj. diecisette la libra a tenore del Apoca e come dal conteggio del suddetto computista

 

 

  sc.

 

 

139, 74

 

La recognizione al giovane del Campanone Domenico Fiorelli di Spoleto fu di scudi otto e paoli due che tal somma gli si diede perché il di lui Padrone regalò per il nicchio e statua di S. Ubaldo [57] scudi venticinque e così fu risoluto di dargli i sudetti quattro zecchini 
 

 sc.

8,20

 

Fu fatto il nuovo battocco di libre ducento quarantaquattro e baj. undici la libra e furono dati al Professore tre batocchi vecchi del peso di libre 499 a baj. tre la libra come si può riconoscere dall’apoca esibita e fatto il computo gli si diedero scudi quindici come dal conteggio dato  

 sc.

15,00

 

Viaggio da Foligno a Gubbio pagato al batocaro importò paoli otto e siccome si trattenne tre giorni inclusive per spese si diedero sei paoli in tutto

 sc.

1,40

 

La spesa per fare il nuovo Campanone mandarlo alla stesa, fare la scalinata per salirvi, l’ordigno per poterlo sonare a tocchi senza che mai si rompa e dare tre mani di vernige rossa a tutti li legni importa  

 sc.

 384,70
 

 

L’agiunta del metallo nel campanone mentre nelle raole è computata l’agiunta nel sopradetto conto, la fattura del batocco nuovo e mancia del giovane importa  

 sc.

164,34

 

Somma in tutto la spesa

 sc.

549,04

 

 

Fu fatta la fusione del nuovo Campanone Adì primo novembre 1769 ed è di peso del metallo del Publico libre 5073 e quello comprato dal campanaro è libre 833 sicché il Campanone è di libre 5895.

 

 

 

 

Entrate

Conto de denari riceuti dal Sig.re Brunelli Depositario e Sindaco Maggiore e dal Sig.re Giacomo Barbi per conto di questo Publico

 

 

 

Scudi trecento dal Sig.re Brunelli

sc.

300,00
 

Scudi duecento dal Sig.re Brunelli

sc.

200.00
 

Scudi quarantotto e baj. settantatre dal Sig.re Barbi

sc.

48,73
 

Somma l’entrata

sc.

548,73
 

Escita come a tergo

sc.

549,04
 

Supera l’escita

sc.

0,31

 

Riveduto il sud.o giornale da noi infrascritti Deputati a tale effetto dall’Ill.mo Consiglio di Credenza celebrato lì 14 novembre prossimo passato 1770 con tutte le facoltà è stato trovato esatto e perciò intieramente da noi si approva. In fede etc. questo dì 24 Dicembre 1770

Berardino Nuti mano propria  
Vincenzo cav. Fabiani mano propria  

 

 

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24 dicembre 1770

Transunto di tutte le partite di spese che notate sono nel giornale incominciato il dì 25 settembre 1769, e terminato lì 18 settembre 1770 per la costruzione del Campanone.

Compra di tutti li legni serviti per li forbicioni, e li banchi dove posa il ceppo, per la scala zoppa, ceppo del campanone, e tutto ciò che si può riconoscere dal giornale esibito ascende la spesa a scudi ventinove, e baj. trenta  

 sc.

 29,30

Compra di ferro per il ceppo del Campanone da libre 90 come dal detto giornale, e per i chiodi, ed altri ferri serviti per il detto effetto  

 sc.

4,12

 

Falegnami per tutte le giornate che ànno fatto tanto per fortificare il campanile, quanto per mandare il campanone alla stesa, e sonarlo a tocchi, e far la scala zoppa, come dal giornale  

 sc.

28,81:2:½[58]

 

Muratori per giornate fatte tanto per dismettere la scala vecchia, fare un pilastro, far li tiri di tutti li legni, armature, accomodare tutto con li loro garzoni, ed il nolo delle tavole per l’armature, de’ canapi, e corde in tutto  

 sc.

12,61

 

Gesso, calcina, e rena come dal giornale in tutto p stato speso

 sc.

1,39

 

Trasporto de’ legni, il vino che alle volte all’opere [59] è stato pagato, e diversi denari pagati a quelli che hanno ajutato per meno di mezza giornata, e spese minute in tutto ascendono alla somma di  

 sc.

7,16:1

 

Fabbri per tutte le fatture tanto di Mastro Innocenzo Menghini, quanto di Giurancavallo come si può riconoscere da detto giornale  

 sc.

10,42

 

Gratificazione del Publico all’Appaltatore della Pescheria di scudi tre, e ristauramento di un fondo preso dalli Padri di S. Francesco per farci vendere il pesce, ed il saldo dell’apigione di detto fondo ascende la spesa in tutto a scudi tre, e baj. settanta, ogni quattro e mezzo  

 sc.

 3,70:4:½

 

Per benedire il Campanone, in regali de mazetti, aparatura, maestro di cerimonie, ed altro etc.

 sc.

2,80

 

Adì 26 marzo 1770

Il Sig.re Giambattista Donati Aquilano per fondere il Campanone come dall’apoca ebbe per saldo scudi duecento cinquanta  

 

 sc.

 

250,00

 

Per fattura di raole[60], e metallo agiunto in queste. Il Sig.re Gio: Batta Donati ebbe come si può riconoscere dal conteggio del Pubblico Computista, e dal ricevuto del sud.to a baj. 24 la libra importa  

 sc.

1,92

 

Per mettere le sud.te raole, ed agiustarle nell’incastri, e cuscire il soattolo furono spesi paoli quattro, che due ne ebbe il giovane del campanaro, e gl’altri il calzolaro  

 sc.

0,40

 

Nolo della casa servita per commodo del campanaro, e suoi giovani fu pagato al Bruni per otto mesi, ma veramente il Sig.re Gio: Batta Donati continuamente si è trattenuto da cinque mesi, e mezzo e l’altro tempo interrottamente.  

 sc.

 15,00

 

Provisione per funzioni fatte dal Sig.re Segretario Tei come dalla di lui lista per saldo

 sc.

 2,00

 

Vernigi, cioè libre 70 d’olio a baj. 4½ la libra, per libre dieci letargirio, per libre nove di biacca, per libre 35 terra rossa minerale come il tutto per ordine si può riconoscere dal giornale, e per paoli 24 per quelli che l’hanno data, ed altre spese in tutto  

 sc.

 8,26:2

 

La suddetta spesa come si vede è per stabilimento del Campanile, fusione del Campanone tanto per sonarlo a tocchi, quanto per mandarlo alla stesa, fare l’intavolato, e scala per salire nel campanile etc. e fattura di raole coll’aggiunta del metallo, vernigi, ed altro etc. 

 

 Nota delle spese fatte per compra del metallo agiunto nel Campanone, e fare il nuovo batocco, e viaggi del battoccare, e mancia per il giovane del Sig.re Gio: Batta Donati il quale regalò scudi venticinque per fare il nicchio e statua di S. Ubaldo [61], come si vede nel di lui riceuto.

Metallo agiunto nel Campanone libre ottocento ventidue come dal conteggio del computista a baj. 17 la libbra come dall’apoca  

 sc.

139,74

 

Il Battoccaro di Foligno fece il novo batocco di libre 244 a baj. 17 la libbra, e riprese indietro tre vecchi batocchi del Publico di libre 499 a baj. tre come dall’apoca, e computate le altre spese come dal conteggio ebbe in tutto  

 sc.

15,00

 

E più il sud.to per viaggi da Fuligno a Gubbio, ed aloggio come dal giornale                

 sc.

1,40

 

Al giovane Domenico Fiorelli di Spoleto si diedero zecchini quattro di mancia per essere stato in ajuto del Sig.re Donati  

 sc.

8,20

 

Spese per la costruzione del Campanone ed altro come adietro si vede

 sc.

383,70

 

Spese excogitate

 sc.

164,34

 

Somma in tutto la spesa di

 sc.

549,04

 

Denari riceuti da questo Publico, cioè scudi cinquecento del Sig. Brunelli Sindico Maggiore, e Depositario, e scudi quarantotto e baj. settantatre dal Sig.re Barbi esattore

 sc.

548,73

 

Sicché supera la spesa di

 sc.

0,31

 

  Essendo stato risoluto per consiglio di mandare il Campanone alla stesa, e per tale effetto assegnò scudi cinquanta da pagarsi dal Sig.re Barbi, ed essendo stata fatta in confuso la compra de’ legni, ed i lavoranti avendo terminati li lavori tanto per la costruzione del campanone, quanto per mandarlo alla stesa, non si è potuto più far la divisione delle spese da pagarsi tanto del Sig.re Brunelli che dal Sig.re Barbi.
 
  Riveduto il presente Transunto, o sia Sommario di tutte le spese occorse, come sopra per il nuovo Campanone, ed altri annessi, si è trovato escendere l’entrata a scudi cinquecento quanrantotto, e baj. settantatre Romani; l’esito poi a scudi cinquecento quaranta nove, e baj. quattro; e però li Sigg.ri Deputati Soprastanti a d.a Opera rimangono Creditori di baj. trent’uno. Onde Noi infrascritti in vigore delle facoltà concesseci dal Consiglio celebrato lì 24 novembre p.p. interamente approviamo il medesimo Sommario, e la presente revisione. In fede etc. 

Gubbio questo dì 24 dicembre 1770.

 Bernardino Nuti mano propria

 Vincenzo cav. Fabiani mano propria

 Carlantonio Timotelli Computista

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[44] Un piede equivaleva a m 0,33.
[45] Dovrebbe essersi trattato di una struttura ad X.
[46] Si tratta probabilmente di Orazio Mengacci.
[47] Nella misura delle granaglie una mina equivaleva a 67,2 litri.
[48] Nella misure di capacità una soma corrispondeva a 98,6 litri.
[49] Verrocchio: letteralmente frantoio per olive. In questo caso indica un marchingegno di sollevamento, forse un verricello.
[50] Consiglio del 18 febbraio 1770.
[51] Si tratta del capitano Giovanni Manentoli (o Mamentoli), Gonfaloniere di Giustizia nel bimestre gennaio-febbraio 1770.
[52] Carica non equivalente a quella attuale. Era una specie di procuratore dell’amministrazione e/o magazziniere. Ne esistevano due: maggiore e minore.
[53] Nella misura delle granaglie un terzetto corrispondeva a 4,2 litri.
[54] Forse un rinforzo posteriore.
[55] Sostanza di colore bianco ricavata usando soprattutto piombo; molto usata in pittura.
[56] Litargirio: protossido di piombo fuso e cristallizzato.
[57] Sulla realizzazione dell’edicola di Sant’Ubaldo in Corso Garibaldi cfr. Cece, Ghirelli, Sannipoli 1994.
[58] Cioè 28 scudi, 81 baiocchi, 2 quattrini e mezzo. Cinque quattrini formavano un baiocco, dieci baiocchi un paolo, diedi paoli uno scudo.
[59] Operai.
[60] Ralle.
[61] Sulla vicenda costruttiva di questa opera cfr. Cece, Ghirelli, Sannipoli 1994.
                                                  

Appendice documentaria "B"


16 Marzo 1664: Contratto per la fusione del Campanone di Siena
 1716: Patti per la fusione del terzultimo Campanone Gubbio
19 Febbraio 1766: Contratto per la fusione del penultimo Campanone Gubbio

 

 

1664, marzo 16
   
  
Copia del contratto per la fusione del Campanone di Siena (Torre del Mangia) [62]

 Al nome di Dio Amen etc. Adì 16 Marzo 1664 in Siena

Ritrovandosi nella torre della Piazza, rotta la Campana magiore, che risoluto perciò l’Ill.mo Collegio di Balìa farla rifondere, e ridurla sonante, onde per deliberatione del di 27 febraro prossimo passato, ha deputato gl’Ill.mi Sig.ri Generale Achille Sergardi, Cavaliere e Rettore Ludovico de Vecchi, Cavaliere Scipione Bandinelli, e Nicolò Sozzini, con piena autorità d’ordinare il rifacimento di d.a Camp.a, et ogn’altra cosa appartenente ad essa, sino all’intiera terminatione dell’opera sud.a quali Ill.mi Sig.ri in virtù dell’Autorità soprad.a, et in nome di d.° Ill.mo Collegio, sono convenuti con M. Girolamo Santini da Fano, e M. Gio: Batta Salvini di Siena di dargli d.° Lavoro siccome si obligorno pigliarlo con le condizioni patti capitoli infra.tti fra d.e parti respettivam.te fermare, e stabilite.
  Primo Il d.° Ill.mo Collegio, e per esso d.i Ill.mi Sig.ri in d. n. siano obligati provedere li sudetti Santoni, e Salvini di luogo capace da far la fornace per gettare la d.a Campana, e per loro habitatione, si come già gl’hanno proveduto dell’uno, e dell’altro nel chiostro del Convento di S. Franc.°, da essi ricchiesti, e stimati a proposito per fare d.° lavoro.
    2° Che devino provederli a tutte spese di d.° Ill.mo Collegio di legnami, tavole, travi, funi, ferramenti, legni, carbone, terre, cera, sego, fil di ferro, canape et ogn’altr’arnese che li bisognasse per fare d.° lavoro.
    3° che devino farli cavare e portare la terra per fare la fornace e per fare la forma.
    4° che faccino rompere la campana vecchia e condurre alla fornace come già è seguito.  
    5° Che siano tenuti dargli tutta quella quantità di mettallo che gli bisognerà per suplire al callo e per farla di peso sopra 18 mila libre come hanno convenuto. 
    6° che devino fare tutte et ogn’altre spese che occorreranno per d.° conto non dovendo detti maestri sentire spese di sorte alcuna, eccettuate quelle che di sotto si dichiarano.  
    7° Che devino dare alli sopradetti per mercede della fondatura e per tutte le maestranze de suoi garzoni ducati ducento cinquanta e in tutto di lire sette l’uno, in questo modo cioè scudi cinquanta subito che principiaranno l’opere et altri scudi cinquanta subito che sarà terminata et ogni restante fra tre anni del giorno che sarà finita, come sopra quale si dovvrà depositare nel monte de Paschi per pagarsi a quel tempo liberamente alli d.i Maestri. Per la parte di d.i Santoni e Salvini
    
Prima che siano tenuti rifondare detta campana e darla sonante a perfettione nel luoco dove la gettaranno o fondaranno.  
    2° Che devino mantenerla sonante per anni tre da cominciare il giorno che sarà terminata e dichiarata a sodisfazzione di d.i Ill.mi SSig.ri mentre però non si rompesse per colpa di alcuno ma il difetto o rompimento proceda o sia cagionato dall’opra di detti Maestri.  
    3° Che se dentro il termine sudetto di tre anni si rompesse come sopra, il detto Santoni e Salvini devino perdere tutto quello che restaranno d’havere e restituire li cento scudi che come sopra haveranno hauti.  
    4° Che devino rendere tutto quello che li sarrà somministrato per detto lavoro in quel modo et in quel stato che sarà alla fine dell’opera.  
    5° Che la detta campana deve essere di peso di libre sopra 18 mila e che devino rendere tutto il metallo che havanzerà et il callo deve andare a spese di d.i Ill.mi Sig.ri.  
    6° Che se accadesse che nel gittare detta campana non venisse a perfettione e che perciò bisognasse rifonderla, devino tutte le spese, che di nuovo si dovesse fare, andare sopra i detti Santoni e Salvini e farsi da essi, né possino pretendere alcun rifacimento da d.i Ill.mi SS.ri.

E per osservanza di quanto sopra li detti Santoni e Salvini e li d.i Ill.mi Sig.ri di N. e li d.i Santoni e Salvini e ciascuno di essi come principalmente et insolidu obbligorno loro stessi, heredi e beni presenti e futuri in ogni miglior modo, rinunciando ad ogni legge, ad ogni statuto che in favor loro facesse o far potesse e per fede della verità la presente fatta da me Anton Francesco Scafucci di commissione delle parti sarà da loro sottoscritta di propria mano.

   
Io Ludovico de Vecchi m’obbligo come sopra etc.  
    Io Nicolò Sozzini deputato m’obbligo come sopra etc.  

    Io Scipione Bandinelli m’obbligo come sopra etc.  

    Io Girolamo Santoni m’obbligo come sopra etc.  
    Io Gio: Battista Salvini m’obblico come sopra etc.

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1716

  Patti contrattuali per la fusione del terzultimo Campanone [63] di Gubbio.

  Primo.  Il Sig.re Gonf.e s’obbliga di dare a M.° Antonio [64] per sua mercede per l’operazione scudi 100 moneta romana; cioè scudi 30 nel principio dell’opera e gl’altri quando il Campanone sarà rimesso sonante e di buona tuba nel Campanile.  
    2°.  Che la Comunità soministrerà a d.° M.° Antonio la terra, mattoni, legne, carbone, filo di ferro, cera e canape che occorre per far la fornace e forma di d.a Campana.  
    3°.  Che la Comunità debba soministrare a proprie spese gl’Uomini che saranno necessari per rimettere d.° Campanone nel campanile solito.  
    4°.  Che per il calo che il metallo possa fare nella fornace debba dare a d.° M.° Antonio altri scudi 15 moneta romana e che all’incontro d.° M.° Antonio debba render conto e restituire senza alcuna diminuizione tutta la quantità del metallo che gli sarà consegnato.  
    5°.   Che a spese di d.° M.° Antonio debba provedersi quella quantità di stagno fino di f[...]ta che sarà necessaria d’aggiungersi al metallo che dovrà porsi alla fornace.  
    6°.  Che riposto nel campanile di questo Palazzo Pubblico il nuovo Campanone il sud.° M.° Antonio sia obbligato di mantenerlo sonante e di buona voce per lo spazio di anni due, di modo che se in tal tempo si rompesse senza però colpa d’altri e senza che si riconoscesse non esser per suo difetto, denna nuovamente rifarlo per suo conto.  
    7°.  Che debba andare a spese di d.a Comunità tutto quello occorresse per riattare il ceppo di d.° Campanone et ancora per agiustare, o far di nuovo, il martello o batocchio del medesimo.  
    8°.  Che detto M.° Antonio debba dare il nuovo Campanone del medesimo peso che si riconoscerà esser quello che presentemente è rotto e quando vi si trovasse qualche piccolo divario si debba bonificare reciprocamente a ragione di bai. 15 la libra.  
    9°.  Che debba esser peso di d.a Comunità di trovare libre 700 o 800 di metallo ad effetto di aggiungerlo per scorta nella fornace; ma che all’incontro d.° M.° Antonio debba poi render la medesima quantità di metallo che li sarà consegnato, senza pretender alcun calo o diminuizione.  
    10°. Che d.° M.° Antonio promette di fare la fusione di d.° Campanone ad uso di buon arte e di darlo, come si è detto, sonante nel campanile e mantenerlo come sopra per due anni; Che la prima fusione, che Dio non voglia, non venisse bene, s’obbliga di rifonderlo tante volte quante sarà di bisogno sinché riesca di perfezione.

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1766, febbraio 19

  Contratto per la fusione del penultimo Campanone di Gubbio.

 

Al Nome di Dio Amen. Adì 19 Feb.° 1766. In Gubbio.

Essondoche nel Consiglio de’ Sig.ri Deputati tenuto lì 6 dicembre dell’anno scorso 1765 fosse ad unanime consenso risoluto di nuovamente fondere il Campanone di questa Ill.ma Com.tà già rotto e reso affatto inservibile ed a tale effetto fossero dal med.° Consiglio deputati i Nobili Sig.ri Ma.se Bartolomeo Benveduti e Dot.e Orazio Mengacci con tutte le facoltà etc., i quali dopo varie diligenze e ricerche dei migliori Professori in questo genere, avendo avute ottime informazioni del Sig.re Giovanni Casale d’Ancona abitante in Cagli, abbiano stabilito di affidare ad esso quest’opera e lavoro colle infrascritte condizioni e capitoli etc.  
    Quindi è che colla presente da valere etc., riservato però il permesso da ottenersi per tale spesa da S.E.R. Mons.re Presidente, il sud.° Sig.re Giovanni Casale d’Ancona preente etc. prontamente ed in ogni miglior modo etc. promette e si obbliga etc. se e suoi etc. a favore di quest’Ill.ma Com.tà e per essa accettanti e presenti etc. i sudd.i Nobili Sig.ri M.se Bartolomeo Benveduti e Dot.e Orazio Mengacci di rifare o sia rifondere la Campana grande o sia
Campanone sud.° nell’infrascritto modo e colle seguenti condizioni e patti, cioè:
   
Che il d.° Sig.re Giovanni Fonditore sia tenuto rifare il sud.° Canpanone non solo dello stesso peso che è di presente, ma anzi di far sì che piuttosto cresca un centinajo di lebre di peso incirca e non altrimenti etc.  

    Che debba subitamente dentro il corrente mese di Febbraio por mano all’opera ed averla terminata e ridotta a perfezzione per gli ultimi giorni d’Aprile, dimodoché possa esser rimessa a suo luogo e sonarsi per li primi giorni del prossimo Maggio, perché così etc.  
    Che sia tenuto rifarlo di buon sono e libero da qualunque difetto che potesse recar pregiudizio al med.° Campanone.  
    Che non venendo di buon sono o conoscendosi avere qualche difetto che li fosse di pregiudizio, sia obbligato rigettarlo a sue proprie spese tante volte quante sarà necessario finché riesca di perfezione.  
   
Che riposto che sia d.° Campanone nuovo nel suo campanile di questo Pubblico Palazzo, debba mantenerlo sonante, di buon voce e libero da’ difetti per il corso di un’anno intero
[65], nel quale tempo, scoprendosi difettoso, debba rifonderlo come sopra a suo conto.  
    Che sia tenuto di somministrare e portare a proprie spese il ferro per la ventola ed altri ordegni ed instrumenti che ritiene presso di se per uso di d.° Campanone e tutt’altro bisognevole etc.  
    Li suddetti Sig.ri Deputati poi nel nome come sopra etc. promettono e si obbigano pagare per mercede al sud.° Sig.re Giovanni presente ed accettante etc. scudi tredici e mezzo sc. 13,50 romani per ciaschedun migliaro di lebre di peso del med.° Campanone.  
    Che oltre alla sud.a mercede sia tenuta quest’Ill.ma Com.tà pagare al med.° scudi dieci romani a titolo di cibarj e alloggio per tutto il tempo etc.  
    Che debba dare al med.° Professore al principio del lavoro scudi 15 romani, quali saranno a buon conto per principio di pagamento ed il rimanente dovrà conseguirlo terminata l’opera perfettamente.  
    Che la med.a Com.tà sia tenuta a provvederli tutti gli uomini che gli saranno necessarj per ajuto e somministrarli tutta quella quantità di rame e stagno che si giudicherà occorrervi per scorta, assicurazione del getto e accrescimento del peso, come sopra di d.° Campanone: come ancora somministrarli mattoni, legne, cera, sego, canapa, filo di ferro, ferri ed altro occorrendo per la formazione di d.a Campana: senzaché né per le opere sussidiali, né per le suddette cose debba il prefato Sig.re Giovanni spendere cos’alcuna.  
    Con tutta la quantità di metallo che avanzerà resti a commodo e incommodo della Comunità, perché così etc.  
    Per le quali cose tutte e singole e per l’osservanza de’ suddetti capitoli hic inde promessi etc. li suddetti Sig.ri M.se Bartolomeo Benveduti ed Orazio Mengacci Deputati obbligano tutti i beni ed effetti di d.a Ill.ma Com.tà etc., il sud.° Sig.re Giovanni Casale poi obbliga se stesso, beni ed eredi presenti e futuri nella più ampla forma della R.C.A. colle solite clausole etc.; ed in fede etc. si sottoscrivono di proprio carattere alla presenza degli infrascritti testj etc.  
   
Io Bartolomeo March.e Benveduti nel come sopra m’obbligo a quanto sopra mano propria.  
    Io Orazio Mengacci m’obbligo a quanto sopra nel nome etc. mano propria.  
   
Io Giovanni Casali afirmo e mi obligo a quanto sopra.  
    Io Pio Giacomelli assieme con il Sig.e Francesco Giuliani e Sig.e Rocco Brizj fui testimonio a quanto sopra mano propria.  
    Io Francesco Giuliani fui testimonio assieme con il Sig.e Pio Giacomelli e Sig.e Rocco Brizi a quanto sopra scritto mano propria.  

    Io Rocco Brizi assieme con li sudetti Sig.e Pio Giacomelli e Francesco Giuliani fui testimonio a quanto sopra mano propria.

(segue l’autentica delle firme da parte del notaio e segretario comunale Anton Nicola Tei)  

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[62] Cfr. www.ilpalio.org/campanone.htm
[63] In effetti il documento non è datato. I patti, però, si riferiscono chiaramente alla fusione del 1716.
[64] Mastro Antonio de Nicolais di Firenze.
[65] Nel contratto antecedente la garanzia era stata di due anni, in quello seguente sarà di tre!

 

 

 

Bibliografia essenziale


  • V. Ambrogi, M. Farneti, L’Antica Arte del Suonare il Campanone della Città di Gubbio, Roma 1992.

  • Campanari. I Maestri del Silenzio, Gubbio 2003.

  • F. Cece, Ubaldo Petrini alias Giurancavallo, in “L’Eugubino”, a. LIV (2003), n. 5, pp. 22-23

  • F. Cece, P. Ghirelli, E.A. Sannipoli, L'edicola e la statua di Sant'Ubaldo in Corso Garibaldi, Gubbio 1994.

  • F. Cece, E.A. Sannipoli, La Chiesa e il Convento di Sant’Agostino in Gubbio, Gubbio 2001.

  • P.L. Menichetti, I Ceri di Gubbio dal XII secolo, Città di Castello 1982.

  • P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia, 2 voll., Città di Castello 1987.

  • G.M. Nardelli, Il Sistema Metrico Decimale: uno dei prodotti della Rivoluzione Francese, Bologna 1989.

  • E.A. Sannipoli, Giurancavallo, in “L’Eugubino”, a. XLVIII (1998), n. 3, pp. 121, 123.

  • C. Spaziani, La Chiesa e l’Abbazia di S. Pietro in Gubbio, Gubbio 1966.

  • C. Spaziani, La Chiesa e l’Abbazia di S. Pietro in Gubbio, Gubbio 1976.

  • A.G. Stasi, Una morte dimenticata: Andrea Ronchi, detto “Tittone”, in “L’Eugubino”, a. XLIV (1993), nn. 3-4, p. 37.

  • E. Tabarrini, Bicentenario del Campanone del Palazzo dei Consoli. 1769-1969, Gubbio 1969.

  • A.M. Trepaoli, Castiglione Aldobrando. Una memoria millenaria, Perugia 2005.

  • http://www.eugubininelmondo.com/Campanone.html

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