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   CRONACA AGOSTO 2018
   
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05 agosto 2018: Col di Lana:  Ricordo dei Caduti della Grande Guerra
08 agosto 2018: Ricordiamo la "tragedia di Marcinelle" (8 agosto 1956)
14 agosto 2018: "Il ruolo delle Ferrovie nella Prima Guerra Mondiale" - M. Pietrangeli
14 agosto 2018: Torneo dei Quartieri (39° edizione)
19 agosto 2018: "Trofeo Fagioli" - cronoscalata Gubbio-Madonna della Cima
17-19 agosto 2018: Gubbio “Mercato Medievale”

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5 Agosto 2018- Col di Lana:  Ricordo dei Caduti della Grande Guerra nel centenario della fine della Guerra


    Dopo la grande e commovente celebrazione del Centenario dei Ceri sul Col di Lana, quest'anno è continuata la tradizionale ed annuale "commemorazione di tutti i Caduti della Grande Guerra" che, come di consueto, si svolge a Livinallongo, in vetta al Col di Lana, la prima domenica di agosto.

   Anche quest'anno un numeroso gruppo di Eugubini è stato presente a Cima di Lana in occasione di questa giornata di ricordo dei caduti della Grande Guerra di entrambi gli schieramenti.
   La cerimonia è  organizzata dal gruppo Alpini del Col di Lana e dal comune di Livinallongo
.

    A differenza dello scorso anno, quando le cattive condizioni meteo fecero optare per tenere la cerimonia a valle, nella chiesa parrocchiale di Livinallongo, quest'anno il bel tempo ha permesso a tanti e quindi anche ai numerosissimi Eugubini di salire in vetta dove ad aspettarli c'era, all'interno della cappella, la Statuina di S. Ubaldo (Vedi) che  lassù è stata collocata nel 2012 al termine della Messa concelebrata dal nostro vescovo Mons. Mario Ceccobelli e dal vescovo emerito
Mons. Pietro Bottaccioli.

    La Statua di S. Ubaldo, come tutti ricorderanno, fu collocata da due militari: uno italiano ed uno austriaco.
    Pertanto fu evidente il significato di quella cerimonia nel senso
di condanna della guerra e di "Riconciliazione" dal momento che S. Ubaldo è stato definito "Santo della Riconciliazione" (leggi)
da Papa Giovanni Paolo II
   Sempre molto grande è l'emozione per tutti gli Eugubini, quando arrivano in vetta al Col di lana e trovano la piccola Statua ad attenderli, tenuto conto anche della fatica costata per arrivare fin lassù attraverso i luoghi che ricordano feroci battaglie, luoghi dai nomi tristemente famosi come il "vallone della morte", il "panettone", il "cappello di Napoleone"

    La S. Messa è stata celebrata dal Cappellano degli Alpini Don Lorenzo Cottali, e come al solito è stata officiata nel cratere scavato dallo scoppio della "mina del Col di Lana" che permise il 17 aprile 1916 all'esercito italiano di conquistare le vetta, spazzando via l'intera guarnigione austriaca. Alla celebrazione hanno partecipato una rappresentanza di militari italiani e austriaci.

   La cerimonia religiosa è stata preceduta dal Saluto del sindaco di Livinallongo, Leandro Grones e dall'Assessore del Comune di Gubbio, Gabriele Damiani. Il capogruppo del "Gruppo Alpini del Col di Lana", Luca Deltedesco, ha ufficialmente ringraziato gli Eugubini per la loro numerosa presenza.
   A nessuno degli Eugubini presenti è sfuggita la cortesia, la gentilezza e l'ospitalità loro rivolta dagli Alpini e dal Sindaco che da questo sito Noi ringraziamo.

   Nell'occasione, ricorrendo quest'anno il centenario della fine della guerra (1918-2018) era presente la Banda musicale da Fodom e tre cori locali (Coro Fodom, Coro Femminile Col di Lana e Coro Parrocchiale di Pieve di Livinallongo) riuniti in un unico grande Coro che hanno elevato suoni e canti di pace, in evidente contrasto con i rumori delle armi che un secolo fa riecheggiarono in questo luogo.

    Ma il Col di Lana regala anche queste forti emozioni: nel cratere provocato dallo scoppio della grande Mina italiana, Soldati Austriaci e Alpini Italiani brindano insieme e posano per una foto ricordo... il significato, a 100 anni di distanza della Grande Guerra è evidente!

    Ovviamente la prima tappa dei oltre 200 Eugubini che hanno raggiunto il Col di Lana era stata per tutti il Sacrario di Pian di Salesei, luogo dove 15 maggio del 1917 ebbe luogo, appunto, quella straordinaria ed eccezionale Festa dei Ceri e dove, dallo scorso anno, sono costuditi i Ceri realizzati per la celebrazione del Centenario.

8 Agosto 2018 - Ricordiamo la "tragedia di Marcinelle" (8 agosto 1956)


    Sono trascorsi 62 anni dalla "tragedia di Marcinelle".
Mai tante vittime erano state reclamate dalla miniera, in cambio del carbone estratto dalle sue viscere, come in quell’ 8 agosto 1956 al Bois du Cazier, in Belgio, vicino Charleroi.
    L'incidente è il terzo per numero di vittime tra gli italiani all'estero dopo i disastri di Monongah (Usa - West Virginia: 171 morti italiani) e di Dawson (Usa - Nuovo Messico: 146 morti italiani).
   A Marcinelle, in seguito ad un errore umano, un incendio si estese rapidamente a tutta la miniera. In totale, 262 uomini, di 12 nazionalità diverse (fra cui 136 italiani e 95 belgi) persero la vita, lasciando centinaia di vedove e di orfani.
   Il risultato segnerà la fine dell’emigrazione italiana in Belgio e una regolamentazione più severa per la sicurezza sul posto di lavoro.
Per comprendere la dinamica dell'incidente visita il sito ufficiale della Miniera.
   L’ ASS. EUGUBINI nel MONDO si sente spiritualmente presente alle cerimonie celebrative di Charleroi e pertanto rivolge alle Istituzioni presenti ed ai parenti dei caduti i sentimenti di viva, fraterna e solidale partecipazione come messaggio simbolico che accomuna tutti gli italiani ovunque si trovino.
  
L’
8 Agosto è diventato così anche per gli italiani che vivono nei vari continenti la giornata del sacrificio e del lavoro italiano nel mondo. “Giornata simbolo” ma anche momento di unità e di riaggregazione degli italiani tutti che riscoprono, nelle celebrazioni di Marcinelle, i valori e l’orgoglio dell’identità;
  
   La miniera di Bois du Cazier, Marcinelle, situata nel bacino carbonifero di Charleroi, ha rappresentato “il lavoro” anche per tanti eugubini. Il caso ha voluto che di fatto nessun eugubino vi rimanesse coinvolto, un pò anche per l'appossimarsi delle feste di ferragosto che rappresentavano un'occasione importante per ritornate qualche giorno in Italia dai propri cari. 

   Metà dei 136 morti italiani erano abruzzesi e molisani e calabresi Una tragedia che tutti ricordano ancora oggi a Manoppello, Lettomanoppello e Turrivalignano in Abruzzo; a Crotone, a San Giovanni in Fiore e a Castelsitrano in Calabria.

   Ma
l'8 agosto  è una giornata da non dimenticare, la cui storia va trasmessa alle nuove generazioni affinché capiscano che cosa è stata l’Emigrazione per il nostro Paese, per comprendere nello stesso tempo i valori dell’accoglienza nei confronti dei disperati che bussano alle nostre porte.
    Nel 2001 il governo italiano ha istituito la “Giornata Nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel Mondo”, che ricorre appunto ogni anno l’8 agosto. La memoria rimane l’unica forma di riscatto possibile da quella tragedia, per ricordarci chi eravamo, e per saperci riconoscere in chi oggi, come noi allora, lascia il proprio paese in cerca di una vita migliore.

    I fatti: l’8 agosto 1956, di buon mattino, come ogni giorno, 275 uomini scendono con gli ascensori nella profondità della terra per estrarre le tonnellate di carbone che avrebbero permesso ai loro familiari di vivere e al Belgio di continuare a prosperare. Le gabbie degli ascensori distribuiscono le squadre nei vari piani, a quota 765 e 1.035.
    Alle ore 8.15, per un errore umano un carrello, in un pozzo a 1035 metri di profondità, esce dalle guide e va a sbattere contro un fascio di cavi elettrici senza rete di protezione; i cavi elettrici ad alta tensione e le condotte d’olio si spezzano. Comincia così la tragedia: l’atmosfera carica di fumo, di ossido di carbonio e di gas tossici comincia a espandersi in tutte le gallerie, l’incendio si espande nelle condutture d’aria e le rende inutilizzabili per la risalita e il fumo stagnante impedisce la discesa dei soccorritori a quelle grandi profondità.   
    Alle ore 12.00: finalmente viene ripristinata l’entrata alla miniera, ma il fumo stagnante impedisce la discesa dei soccorritori a grandi profondità.
    I soccorsi furono abbastanza pronti e comunque si continuò a scavare per 15 giorni, fino al 22 agosto, quando purtroppo un soccorritore che, raggiunto i 1035 metri, risalì gridando "tutti cadaveri".
    Solo 13 lavoratori si erano salvati. Le vittime furono 262 di cui 136 italiani, il più giovane di 14 anni e il più anziano di 53 anni.

    La presenza di tanti italiani nelle miniere del Belgio era dovuta ad un accordo del giugno 1946 tra Italia e Belgio che prevedeva l'invio di 2000 giovani disoccupati alla settimana da far lavorare nelle miniere belghe in cambio della vendita a basso costo di un certo numero di tonnellate di carbone. Fu così che nel decennio succesivo partirono dall'Italia per il Belgio 140.000 lavoratori, 18.000 donne e 29.000 bambini.

    l bei manifesti rosa, affissi in tutti i comuni d'Italia, parlavano di un lavoro sotterraneo nelle miniere belghe. Naturalmente non fornivano alcun dettaglio sul tipo di lavoro, soffermandosi invece sui vantaggi dei salari, delle vacanze e degli assegni familiari.

   La realtà che trovarono i lavoratori italiani in Belgio fu, invece, ben altra cosa: un lavoro durissimo e pericolosissimo da affrontare senza alcuna preparazione specifica.


   I candidati minatori erano avviati da tutta Italia e dopo aver superato le visite mediche e dopo un viaggio che poteva durare anche 52 ore, venivano scaricati non nelle stazioni riservate ai passeggeri ma nelle zone destinate alle merci. Quindi erano sistemati lontano dalle città, nei pressi del pozzo della miniera alla quale erano assegnati, in baracche di legno o di zinco molte delle quali erano state utilizzate per i prigionieri russi durante l'occupazione nazista. 

 

   Chiuso definitivamente nel 1967, in quanto L'estrazione del carbone non era più remunerativa, l’insieme architettonico di Bois du Cazier è stato classificato come monumento nel 1990 ed è stato acquistato dalla Regione Vallone che, grazie ai contributi della Comunità Europea, lo ha riqualificato.
    Nel 2004 quello che restava della miniera del Bois du Cazier è stato trasformato in museo per ricordare la tragedia, affinché la memoria di una epopea di lavoro e di sangue non venisse cancellata. Ora il museo del Bois du Cazier è stato dichiarato dall’Unesco monumento di interesse storico per tutta l’umanità grazie al suo alto valore simbolico.
   L’attuale complesso archeo-industriale comprende tre aree espositive, inaugurate lo scorso 12 marzo, per ricordare la storia di una regione coinvolta nella grande rivoluzione industriale, ma soprattutto quella sciagura che costò tante vite umane.
   Oggi l'area dell'ex miniera è stata completamente recuperata e al suo interno sono stati realizzati un museo di archeologia industriale (
in 13 sale, sono illustrati i principali settori produttivi: l’estrazione del carbone, la siderurgia, la vetreria, la metallurgia e la meccanica, la chimica) nonché un memoriale - inaugurato nel 2006, in occasione del 50° anniversario della tragedia - dove la storia di quanto avvenuto è raccontata attraverso numerosi documenti fotografici. All'ingresso è stato posto un blocco di marmo di Carrara su cui sono stati incisi i nomi dei morti.
   

  

    Molto interessante il libro "Per un sacco di Carbone", in quanto si inserisce nell'argomento del lavoro degli italiani nelle miniere di carbone del Belgio, scritto da Maria Laura Franciosi, studiosa e scrittrice che possiede una chiara "eugubinità" (nata a Napoli, ha trascorso gran parte dell'infanzia a Gubbio dove ha frequentato il liceo classico per poi laurearsi in scienze politiche a Roma).

   l'opera, pubblicata nel 1996, è un poderoso volume di 400 pagine piene di fotografie e documenti, e con le storie di ben 150 minatori, delle loro mogli e figli, molti dei quali si sono ora inseriti nel tessuto sociale del Belgio.

   Rappresenta una vera narrazione del lavoro Italiano nel mondo, quando il valore degli uomini equivaleva a quello dei sacchi di carbone che riuscivano ad estrarre dalle viscere della terra.
 

 

Nell'ambito di una iniziativa della nostra Associazione è prevista la
        visita a Marcinelle venerdì 21 settembre 2018 (vedi programma)

 

14 Agosto 2018 - "Il ruolo delle Ferrovie nella Prima Guerra Mondiale" - M. Antonilli & M. Pietrangeli


   Pubblicato il libro "Il ruolo delle Ferrovie nella Prima Guerra Mondiale" scritto a quattro mani dall'Ing. Michele Antonilli e dall'eugubino Generale Mario Pietrangeli per la casa editrice Amarganta.

   Per uomini, per merci, per armi, per vettovaglie e per truppe, la ferrovia italiana ebbe un ruolo fondamentale nello svolgimento della Prima Guerra Mondiale e fu una delle pedine più importanti, sotto molteplici punti di vista, nelle pianificazioni delle strategie di tutte le parti in gioco. Ma sebbene le Ferrovie costituiscano il binario conduttore del saggio, lo sguardo degli autori va oltre. Lo scenario si arricchisce infatti di informazioni sugli eserciti di fanti e di cavalieri, sulla marina, sull’aeronautica e altro ancora. Il quadro dipinto diviene mobile, intenso, tecnico eppure profondamente umano fino a delineare in modo inedito la nostra storia e rivelando molto delle nostre radici.

L' Ing. Michele Antonilli è laureato in Ingegneria Elettrotecnica presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ed è docente di Elettrotecnica e Applicazioni presso un istituto d’istruzione superiore. Ha collaborato con l’Università La Sapienza di Roma, è stato docente di corsi per il conseguimento dell’European Computer Driving Licence (ECDL). E' autore di pubblicazioni e articoli tecnici che hanno ricevuto premi prestigiosi.

Il Generale Mario Pietrangeli è figlio di ferroviere ed è nato a Gubbio il 07 dicembre 1959 e vive a Besozzo (Varese). È entrato all'Accademia Militare di Modena nell'ottobre 1978 (160° corso), ha conseguito una laurea in Scienze Strategiche con il relativo Master presso l’Università di Torino e in seguito la Laurea in Scienze Diplomatiche e Internazionali presso l’Università di Trieste. Ha frequentato, inoltre, il Corso di Stato Maggiore e il 118° Corso Superiore di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra di Civitavecchia; il 2° Corso dell'Istituto Superiore Interforze di Stato Maggiore del Centro Alti Studi per la Difesa; la Scuola Lingue Estere dell'Esercito di Perugia. Ha ricoperto vari incarichi militari di prestigio nazionali e internazionali. Ha progettato impianti strategici e ha ricevuto onorificenze e premi per le numerose pubblicazioni tecniche. Dal 31 ottobre 2003 al 30 settembre 2005 è stato il 48° Comandante del Reggimento genio ferrovieri in Castel Maggiore (Bologna). Ha un vastissimo curriculum che può essere consultato.
    Mario Pietrangeli nel 2011 aveva ricevuto da Rotary Club Gubbio, il Premio : "Hanno onorato Gubbio".

14 Agosto 2018 - "Torneo dei Quartieri" - 39° edizione


   Ritorna puntuale il Torneo dei Quartieri, la manifestazione che vede in gara, con la balestra, i quattro Quartieri di Gubbio (S. Andrea, S. Pietro, S. Giuliano, S. Martino) è organizzata dall'Associazione Maggio Eugubino con la partecipazione delle Associazione dei Quattro Quartieri.


   Il Torneo, giunto alla sua 39° edizione, si è svolto nel tardo pomeriggio con inizio alle ore 19.30, quando il corteo storico, composto da oltre 500 figuranti che hanno attraversato le vie cittadine, rappresentando in stile gli usi e i costumi dell’epoca medioevale per raggiungere la stupenda cornice di Piazza Grande dove i Balestrieri hanno gareggiato, salutati dal suono del Campanone e dalle magnifiche esibizioni degli Sbandieratori.


    Nella prima fase del torneo, i balestrieri hanno scagliato le loro frecce su quattro bersagli differenti. La giuria ha poi valutato i risultati, determinando i migliori cinque balestrieri di ogni quartiere, i quali hanno dato vita alla fase finale.
  
    La vittoria è andata al quartiere di Sant'Andrea che l'ha conquistata per mano di Daniele Angeloni. Al secondo posto si è piazzato Alessandro Fiorucci (S.Pietro) e al terzo posto Marcello Rogari (S.Giuliano).


  Il palio 2018 è stato realizzato dall’artista eugubino Sauro Nardelli.

18-19 Agosto 2018 - il "Trofeo Fagioli" - cronoscalata Gubbio-Madonna della Cima


    Gubbio 19 agosto 2018: Il pilota sardo Omar Magliona (Norma M20 Fc Zytek) ha vinto, per la prima volta, la Cronoscalata Gubbio-Madonna della Cima "Trofeo Fagioli" e ritorna in testa al Campionato Italiano Velocità Montagna.
    La classica manifestazione motoristica eugubina, organizzata al top dal Comitato Eugubino Corse Automobilistiche (CECA) lungo i 4150 metri del percorso che attraversa la Gola del Bottaccione con i 264 partenti e il grande pubblico, ha poi premiato sul podio generale Domenico Scola (2°) con l'Osella Pa2000 Honda e Domenico Cubeda (3°) su Osella Fa30 Zytek, mentre Michele Fattorini, partito tra i favoriti, è stato costretto al ritiro. Invece Uberto Bonucci è stato il più veloce fra le auto storiche.
    L’organizzazione del Trofeo Fagioli 2018 è stata, come di consueto, di alto livello e qualità tant’è che “raddoppierà”, visto che organizzatori e Gola del Bottaccione ospiteranno anche il FIA Hill Climb Masters con tutti i campioni europei, dal 12 al 14 ottobre prossimo.

   Il Trofeo Mauro Rampini, dedicato dall'Organizzazione al famoso personaggio eugubino recentemente scomparso e tante volte protagonista nel Trofeo Fagioli, riservato al primo pilota umbro al traguardo, è andato al tuderte Alessandro Alcidi, classificatosi 16° assoluto sull'Osella Pa21JrB,
 
   
Classifica assoluta dei primi 10: 1. Magliona (Norma M20 Fc Zytek) a 3'07”43; 2. Scola (Osella Pa2000 Honda) a 2”06; 3. Cubeda (Osella Fa30 Zytek) a 2”81; 4. Marino (Lola Evo Zytek) a 8”14; 5. Conticelli F. (Osella Pa2000 Honda) a 11”77; 6. Liber (Gloria C8P Suzuki) a 14”09; 7. Pezzolla (Osella Pa21 Bmw) a 14”38; 8. Rea (Ligier Js51 Honda) a 17”04; 9. Conticelli V. (Osella Pa30 Zytek) a 18”14; 10. Farris (Osella Pa2000 Honda) a 19”15.

    Anche l'eugubino Paolo Biccheri è salito sul podio risultando anche il migliore fra le aspirate della categoria sulla Renault Clio Cup.
 

17-18-19 Agosto 2018: Gubbio “Mercato Medievale”


    Gubbio: Venerdì 17, sabato 18 e Domenica 19 agosto 2018 - Nel cuore antico della città per tre giorni si è respirato l’atmosfera del mercato che caratterizzava la vita del mercante e del cittadino, dell’uomo medievale.
   Sui banchi i prodotti tipici eugubini, dell’agricoltura, dell’artigianato, della manifattura, che  da sempre
dialogano con la Città e con il suo vasto territorio.
    Ecco allora che hanno fatto bella mostra di sè riproduzioni di armi, oggetti in ferro battuto, ceramiche in stile, legature e lavori in pelle, manufatti in gesso, trine e merletti, ma anche miele e confetture, salumi, birra artigianale, olio, pane di farina eugubina e "crescia", alimento antichissimo del popolo umbro.
    E ancora, giochi medioevali, rappresentazioni, dame e cavalieri, musici e soldati hanno fatto da contorno al mercato, mentre la Locanda ha reso unica l’esperienza della visita perché tutti hanno potuto assaggiare le prelibatezze presentate nei banchi. E' stata una festa per lo spirito, per la vista e per il palato.
   In questo mercato vige però una moneta autonoma e chi voleva effettuare acquisti doveva necessariamente passare per il Banco di Cambio, immergendosi una volta di più nell’atmosfera coinvolgente della Gubbio medioevale.
www.mercatomedievaledigubbio.it
 

 
 
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